Fra i percorsi artistici attuali più autonomi, la visione di Simona Ripamonti ci porta indubbiamente a contatto con una dimensione insolitamente intima e personale del concetto di scultura. Muove i primi passi in questo mondo come pittrice, per poi addentrarsi, attraverso continui aggiornamenti di workshop e laboratori, nella bellezza del marmo, uno dei suoi marchi di fabbrica distintivi. “Mia madre era lucidatrice di mobili, percui considero la manualità acquisita un dono di famiglia che ho sviluppato nel tempo e cerco di coltivare con costanza e dedizione – racconta Simona – Dopo il primo approccio alla pittura sono passata alla pietra, ed è con la scoperta del marmo che ho sentito veramente l’esigenza di approfondire e sperimentare nuove possibilità di espressione. Ho frequentato corsi di formazione dedicati a Carrara, dove talvolta tuttora mi reco. Carrara non è solo un luogo fisico, ma anche un posto dove “respirare” arte”.
Anche se il marmo è un mezzo certamente preferenziale per lei, manipolato fino a raggiungere forme sinuose, Simona lavora con una certa dose di versatilità su svariati tipi di materiali, molto spesso facendoli interagire in composizioni anche di ardita elaborazione, che in realtà l’aspetto finale non tradiscono, ma è qui una delle sue più originali abilità. Dalla ceramica raku, al legno, passando per il tessuto, l’artista trova molto spesso il modo di dare dignità, visibilità, ad ogni genere di materiale, in un cammino artistico mai banale, e con la sorpresa stilistica sempre dietro l’angolo.
Abbiamo parlato giustamente di “cammino”, perchè quello dei piedi e delle impronte è un motivo molto ricorrente nella sua arte, come ci conferma lei stessa. “Ho iniziato ad interagire con le scarpe, raccogliendo da amici calzature che avessero una loro storia, per poi toglierne il tacco e sostituirlo con un analogo tacco fatto con vari tipi di marmo. Passando dalle scarpe a tacco 12 alle scarpe da calcio con i tacchetti. Una “moda” che ho ripreso anche in contesti a cielo aperto come nel parco di Villa Borromeo di Arcore, nel 2017, dove ho dato vita ad un vero e proprio percorso metaforico, poetico e molto riflessivo tra impronte di pietra con la suola in legno. Lo scorso marzo avrei poi dovuto esporre come tributo alla donna a Cesano Maderno presso l’Auditorium Paolo e Davide Disarò, dei piedi fasciati di donne cinesi in pietra, poi causa il lockdown l’evento è stato rimandato. Doveva essere una sua interpretazione del “Loto d’oro” pratica in voga per secoli in Cina, per cui le donne si fasciavano i piedi, impedendone la crescita per incarnare un concetto di femminilità oggi ormai superato, pratica debellata solo a inizio Novecento”. Anche la musica è musa ispiratrice di Simona, che ha dedicato opere singole e intere serie di sculture a questo mondo virtuale. Il sottofondo sonoro d’ambiente che l’accompagna durante la produzione l’ha rapita, portandola a sognare interi cicli scultorei dedicati a strumenti musicali.
Il 2020 è stato però l’anno della luna. Con la serata Lunatica, allestita nella sua residenza lissonese, Simona Ripamonti si è riproposta di affrontare il tema della luna, con tutti i suoi legami con l’universo femminile, la simbologia femminile per via della ciclicità che molto ricorda la fisiologia della donna, ma anche la luce riflessa, la luce che illumina la notte degli insonni, oltre che degli innamorati. Luce che non colpisce, ma che si adagia come un mantello e che dunque protegge, copre, accudisce Pimpa gioca con la luna. Durante la serata Simona ha cercato di descrivere tutto il corso della luna, dal suo rosso sorgere, Luna rossa, al suo candore di Luna vestita di giorno, all’Eclissi di Luna. Nelle varie opere dedicate alla Luna vi è una forte ricerca di significati, dove forma e contenuto arrivano a completarsi in una sintesi perfetta, nell’opera Sintesi si arriva all’essenza del significato di Luna. La vera forza del percorso di Simona, insomma, sta nella capacità di non esaurirsi mai all’analisi di un solo mezzo espressivo, ma di trovare sempre nuova linfa nelle contaminazioni tra materiali diversi.
