La passione per l’arte, si sa, si può declinare in modi e forme che a volte non passano dalle modalità più tradizionali e rituali. E molto spesso, è proprio quando transita da quei canali meno battuti, che l’espressione artistica riesce a destare l’attenzione di chi guarda per la sua originalità. Ne sà qualcosa Rolando Scaccabarozzi, vimercatese modello di questa deriva più stravagante e alternativa del colore, che lui fonda da decenni sull’intreccio di ambiti che vanno per loro natura decisamente d’accordo, e in cui la pittura rappresenta l’immancabile trait d’union.
“Quando ho iniziato a lavorare come vetrinista, 40 anni fa, fare questo lavoro voleva dire non solo occuparsi dell’inserimento degli oggetti negli spazi espositivi in sè, ma pensare a tutto quello che ruota attorno all’oggetto da esporre, compresa la scelta degli elementi da affiancare ai soggetti in esposizione, poltrone piuttosto che sculture o altri complementi d’arredo, adatti a sostenere gli articoli in vendita – racconta Rolando – per me allestire una vetrina significava ad esempio utilizzare, seguendo l’ipotetico percorso che fa il nostro occhio, un metodo che consiste nel partire dagli angoli, per concentrarmi poi sull’area centrale della vetrina. È stato quindi facendo questo tipo di attività (che ho svolto in diversi negozi della Brianza dalla fine degli anni “70, tra cui per circa 20 anni nel negozio di calzature Roscio & Rocca di Vimercate – con una pausa negli anni “90 – e da Brian & Barry di via Durini a Milano dal 2007 al 2020) che ho sviluppato quasi spontaneamente e quindi da autodidatta, la vena di decoratore di capi e accessori d’abbigliamento. In altre parole la mia professione principale mi ha aiutato ad entrare ancora più in sintonia con quella inclinazione più artistica. Da lì ho iniziato a lavorare su committenza diventando un riferimento anche per chi aveva magari desiderio di decorare oggetti, nuovi o già usati ma potenzialmente ancora valorizzabili e personalizzabili con nuove livree, concedendo loro una seconda vita”.
La caratteristica che fin dai primi tempi sembra permeare il modo di intendere l’arte di Rolando sembra essere la scelta dei supporti, sempre anticonvenzionali, anche perchè non sostenuti da logiche puramente di vendita, e quindi guidati da una certa autonomia nell’impostazione e da una naturale tendenza alla sperimentazione. “Devo dire che mi sono sempre trovato molto a mio agio nel lavorare su superfici che non fossero tele, utilizzando come strumento prediletto il pennello, la tecnica ad olio, e affidandomi a medium strettamente attinenti al mondo dell’abbigliamento e della moda, per il quale nutro da sempre un debole particolare. Ho iniziato ad operare su ombrelli, sperimentando via via superfici nuove, e indirizzandomi presto su tessuti come la seta e supporti quali foulard e camicie, ma anche calzature.
Ancora oggi che sono in pensione e posso portare avanti questo filone dedicando ancora più tempo, l’elemento comune caratterizzante delle mie decorazioni è il fiore, che ripropongo in lunghe ed elaborate trame dal gusto ornamentale, come un vero trionfo della natura. Come dicevo, in questo percorso la tela non mi ha mai preso particolarmente, e infatti è arrivata molto tardi nella mia produzione, soprattutto perchè i miei soggetti non sono mai centrati nel piano, per l’esigenza decorativa che portano in sè, percui non sono troppo adatti a questa soluzione. Una via che solitamente impiego per utilizzarla in maniera diversa e attrattiva è quella di suddividerla in due piani che mantengono però la continuità visiva, come una sorta di dittico, dove la natura deborda quasi dal supporto”.

La maniera particolare di Rolando, come desumibile, mal si concilia con i canali dell’arte oggi più sfruttati per la vendita, a partire dalle gallerie. Ciononostante non ha rinunciato a proporre in passato iniziative espositive anche gradite, ma sempre in contesti alternativi e distinti. Per esempio alla pittoresca Corte Rustica di Villa Borromeo ad Oreno di Vimercate, nell’ambito della popolare Sagra della Patata settembrina. Una linfa artistica “sbocciata”, è il caso di dire, fuori dai circuiti più in vista e commerciali, per scelta e consapevolezza di uno stile vistosamente autonomo.