Dai decollage ai paesaggi evocati, il ‘doppio binario’ di Simone Visentin 🎙️

Quando una mente artistica sa esprimersi con linguaggi differenti, quest’operazione già di per sé sintomo di versatilità aumenta il valore proprio dell’azione espressiva ed esige quindi una sottolineatura speciale nel panorama contemporaneo. Per questo richiede giustamente un’attenta e opportuna considerazione la doppia proposta che contraddistingue la vena di Simone Visentin (1974), per molti Vise. Concorezzese, con il vezzo datato della fotografia (in casa tiene una folta collezione di macchine fotografiche a ricordarci una delle origini del suo amore per l’arte), si muove abilmente su terreni formali che hanno riscosso grande considerazione e fortuna nel corso del Novecento, collocabili fra l’altro nello stesso arco storico, la rivoluzionaria decade “60. Opere che rievocano piuttosto chiaramente i decollage di Mimmo Rotella e il frizzante universo del Nouveau Realisme da una parte, e il versante della paesaggica astratta e informale dall’altro, di cui potrebbe incarnare un “eco personalizzato” dei paesaggi anemici di Mario Schifano. Due filoni così distanti per le emozioni suscitate – vivaci e incisivi i primi per la varietà dei colori; più intensi, profondi e riflessivi i secondi, per come ce li presenta lui –, eppure ugualmente capaci di entrare a modo loro nel nostro mondo e di conquistarsi uno spazio privilegiato.

“Le due sfere in cui attualmente mi cimento non nascono assieme – ci racconta Simone – ho iniziato nel 1999 dedicandomi ad un genere informale astratto da autodidatta, e proseguendo con un’arte che si rifà chiaramente a Rotella, recuperandone la storica lettura espressiva dei decollage. A questo proposito, sottolineo con piacere di sentire erroneamente attribuire a volte le mie stesse opere a Rotella, che per me non può che essere motivo di vero orgoglio. Nella proposta di questo filone cerco di svariare fra l’impiego di grandi formati come pure di supporti più dimensionati e inseriti in teche in plexiglass, per dare quel gradevole effetto lucido ideale per l’arredo”. Dopo meno di una decina d’anni di pratica per hobby Simone ha deciso di accantonare momentaneamente il capitolo arte per dedicarsi all’attività principale di rappresentanza farmaceutica e alla gestione della nuova vita familiare. La fiamma però non è mai svanita, ma è sempre rimasta in un angolo, pronta a risvegliarsi da un momento all’altro. E infatti quel momento è arrivato, come in fondo Simone ha sempre sperato in cuor suo.

“Circa tre anni fa, dopo essermi assestato con la gestione delle varie attività e degli impegni, ho rimesso in circolo la mia linfa artistica riprendendo a produrre con intensità, portando anche una novità nel genere di opere che devo dire mi entusiasma parecchio. Sono paesaggi naturali astratti realizzati in acrilico, dove viene difficile individuare un disegno ed elementi condivisi: ognuno può trovarci qualcosa di diverso che ad altri magari sfugge, sono scorci che lasciano ampio spazio all’interpretazione personale. Fedele però ai miei cari vecchi decollage, non ho messo in archivio quel canale, ma ho continuato a portare avanti anche quel gusto. E nel 2019 in particolare ho iniziato ad inserirmi con più decisione nel circuito degli eventi d’arte nazionali e internazionali, partecipando fra gli altri alle fiere Vernice Art Fair di Forlì, Arte Genova, oltre a trovare posto in collettive di artisti emergenti, come in Amars allo Spazio Arte Tolomeo di Milano. Mentre all’inizio del 2020 ho preso parte alla quarta edizione di NowArt (tappa bergamasca ad InArte Gallery, della manifestazione di rilevanza internazionale dedicata alla valorizzazione degli artisti emergenti ndr). Fino a quando il Covid non ha interrotto la possibilità di vederci, programmare e organizzare eventi, che sono dal mio punto di vista fondamentali per conoscere nuove referenze da spendere per provare ad affermarsi in questo mondo. Dal canto mio ho ben chiaro il percorso che ho intenzione di fare in questo settore: piccoli passi, per cercare di trovare la mia giusta dimensione. Posso dire di non avere fretta in questo senso”.

Per costruirsi due vie così ben delineate, i modelli hanno giocato e giocano indiscutibilmente un ruolo primario per Simone: così, se Rotella rappresenta il suo lampante appiglio di riferimento per il canale Pop, Mario Schifano e i suoi iconici paesaggi anemici sembrano aver lasciato più di un segno sulla sua spiccata sensibilità artistica in senso informale, malgrado nei suoi scenari le campiture cromatiche materiche molto omogenee non consentano di visualizzare i piani di colore distinti che sono il marchio di fabbrica del controverso e irriverente esponente contemporaneo. Un modo probabilmente, per mantenere, almeno in questo filone, una certa indipendenza stilistica, anche se Simone non nega la smisurata ammirazione per questo genio irrequieto, di cui ha divorato antologie e documentari. E in attesa quindi di trovare uno spazio di lavoro a misura del nome che gradualmente si sta facendo, Simone, che tradisce una comprensibile emozione al paragone con Rotella che ormai molti gli propongono, lui porta avanti con serenità il sempre più rigoglioso doppio binario formale che, nel suo piccolo, gli ha regalato finora la soddisfazione di tenerlo legato ad una “sobria aspirazione”.

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