L’espressionismo ‘made in Brianza’ di Luca Panucci 🎙️

Correnti di energia interiore, echi dei sentimenti e dei tormenti più reconditi dell’animo umano, trovano notoriamente una valvola di sfogo “manuale” nella maniera espressionista. E non si ritrova in effetti molto distante da questa traccia significativa e controversa dell’arte contemporanea, il sentiero visuale battuto da Luca Panucci.

Carnatese, classe 1991, affronta da pochi anni ma con uno sguardo (e un tratto) apparentemente maturo e consapevole per la sua età, un tema che in pochi hanno il “coraggio espressivo” di affrontare. Le sue meste figure inondano d’inquieta introspezione scenari altrettanto incerti, che non possono non ricondurci con la mente alle pietre miliari del genere in qualche misura manifesto della malinconia umana. Schiere di anime in pena alla ricerca di se stesse, ci proiettano in un mondo munchiano, una ripresa certificata dalle stesse tinte pallide. Ma la sua produzione umorale “più grigia” sa alternarsi bene a composizioni digitali di matrice onirica, senz’altro più spensierate e rasserenanti, in cui simpatici personaggi assimilabili ai classici “fantasmini” generati dalla sconfinata immaginazione infantile, prendono corpo dalle nubi, piuttosto che dai corsi d’acqua, non disdegnando apparizioni fugaci in paesaggi rurali così come in mezzo alla gente. Questo doppio filo legato alla nostra irreprimibile zona emozionale, ad oggi è alimentato da Luca con un interesse vivo, che dà un senso compiuto alla sua formazione da Liceo Artistico, irrobustita da un percorso in Accademia a Brera interrotto, tuttavia non per un sentimento mutato nel tempo verso l’arte, una passione che sembra appartenergli da sempre.

“Più che una duplice linea espressiva, mi piace definire la mia vena artistica molteplice, in base all’istinto del momento che cerco di assecondare – racconta Luca – c’è stato un certo momento in cui ho messo un pò in disparte questo mio sentimento artistico dedicandomi in via prioritaria ad altri impegni professionali, anche se ad essere sincero non l’ho mai completamente abbandonato. Penso quindi che in un modo o nell’altro continuerò sempre a coltivare questa mia passione, e l’esperienza che ho maturato in questo campo negli ultimi anni rappresenta una base solida per il mio futuro. Una modalità con cui mi piacerebbe lavorare nel settore è prendere parte a progetti promossi dai giovani, anche perchè le figure che cercano di farsi spazio in questo mondo complicato non sono solo artisti, ci sono curatori e tanti altri. Insomma, in questo momento più che mai c’è bisogno di darsi una mano”.

Luca Panucci nella sua visione inquieta sullo scenario lavorativo attuale, in via della Giardina a Monza (2017)

Murales, arte su manifesti pubblicitari e iniziative analoghe alle residenze d’artista nell’effervescente scenario monzese, logisticamente fra l’altro alla sua portata, si sono rivelate occasioni invitanti per arricchire il suo bagaglio di conoscenze e di contatti. “La Street Art è un genere che ho affrontato sporadicamente ma devo ammettere sempre molto volentieri, perchè, come del resto anche “l’arte pubblicitaria”, fa parte di quell’insieme di occasioni contemporanee fortuite e non convenzionali per riflettere sull’arte. A questo proposito ricordo sempre con molto piacere l’idea che ho impresso in via della Giardina a Monza, perchè molto attuale e ben inserita nell’ampia questione sul diffuso senso di disagio di fronte all’emergenza occupazionale e alla dematerializzazione del lavoro”. Dalle parole di Luca emerge forte la convinzione che se una sua (doppia) dimensione ben delineata a livello di direzione del gusto è già emersa, non resta che cogliere le occasioni giuste per valorizzarne un linguaggio già ben definito.

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