Immersione nei meandri dell’inconscio con Paola Paleari

Scavare nelle viscere dell’intimità per asportare tutto il contraddittorio di emozioni che ci pervade, per portarlo al centro del proprio discorso artistico, è abilità ormai acquisita per Paola Paleari. Opprimenti o rasserenanti, l’artista biassonese è solita riversare sui suoi supporti il vortice di sensazioni che ci attraversa, in un processo di restituzione dell’anima che inevitabilmente non è mai “a riposo”, ma lavora incessantemente, anche “a fari bassi”, subendo gli effetti delle esperienze destinate a riempire di senso il nostro vissuto.

I risultati di queste accurate ispezioni interiori sono scenari a volte convulsi, ma sempre sinceri, sintomo di operazioni di reale immedesimazione. In un primo momento riferiti a profili femminili turbati e senza identità, quando non addirittura sconvolti da trattamenti tutt’altro che di cortesia da parte dell’altro sesso, i focus hanno assunto con il tempo il carattere di analisi autoreferenziali astratte, dove protagonista non è più la conflittualità di un sentire imposto da atteggiamenti maschili esecrabili, ma un flusso costante interiore che sa di liberazione. Mentre la fattura delle lavorazioni, dall’iniziale matrice pastosa con inserti di smalti, resine, pigmenti e materiali collosi, sormontati da solchi e lacerazioni del vivere, si è trasformata in un approfondimento bidimensionale.

L’elemento comune caratterizzante, presente prima e mantenuto nel progressivo sviluppo del suo concept, si ritrova fra gli altri aspetti nella forte carica cromatica catalizzata dai rossi, indicatori di forti turbolenze latenti. Nel mezzo s’inserisce una breve indagine d’impronta spirituale, che manifesta segni di gusto tribale disseminati in contesti naturalistici appena evocati da incisioni su tavole, sistematizzati nella serie Sacrum Forest. Come a dire che il lavoro psicoanalitico e profondo dell’artista non ha risparmiato nemmeno l’ambiente: insomma, non una semplice entità di contorno rispetto alla presenza umana, ma qualcosa dotato di coscienza propria.

Distante dalle visioni artistiche statiche e focalizzate su temi ripetitivi e stagnanti, l’attività di ricerca sull’anima della Paleari negli ultimi tempi si è inoltrata anche nel campo scultoreo. Una scultura anticonvenzionale, che riscatta anche in questo caso il ruolo della natura, madre ideale di frutti racchiusi in involucri di cemento che come prodotti della terra alimentano le serie Naqui e Archideologia, rivestiti del “pigmento” rivelatore di microcosmi, di contenitori ricolmi di emozioni. Un’artista che ama quindi variare il medium, ma mantenendo sempre fondamentalmente uno spirito naturalmente indagatore dell’inconscio mai rinnegato.

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