Freddo realismo e suadente fascinazione, in un binomio che segna un sentiero pittorico imbevuto di magia e sogno, sostenuti dalle sorprendenti potenzialità di un medium sempre più in voga nell’arte quale il plexiglass. È questa la ricetta che da una decina d’anni contraddistingue in maniera inequivocabile lo spirito creativo di Lorenzo Villa. E non è facile in effetti trovare nel panorama contemporaneo una sintesi così bilanciata fra gli istinti che ammaliano la nostra mente, sospesi tra sogni spesso improbabili e l’amara constatazione del quotidiano, da cui è impensabile uscire. Forte di una visione sulla vita lucida e consapevole, disincantata quel che basta per descriverla con intelligente equilibrio attraverso un procedimento personalissimo nella composizione dell’opera, l’artista besanese ha scoperto un autentico valore aggiunto del proprio estro nella tecnica, il vero punto di forza del suo modo di vedere le cose, le persone e gli accadimenti che scandiscono la nostra esistenza. Ne emerge uno sguardo in armonica oscillazione fra il distaccato e il trasognato.
“Penso che la mia maniera di esprimermi artisticamente si risolva nella particolarità del procedimento esecutivo che mi consente di creare una narrazione a strati, dando un certo senso di profondità a tutto l’insieme – ci racconta Lorenzo – Di fatto utilizzo due approcci differenti sul supporto in plexiglass per riprodurre due realtà altrettanto in contrasto fra loro. In particolare, attraverso un intervento rapido con gli smalti, lavoro sul retro della lastra di spessore variabile, dove più che stendere il colore, lascio andare il pennello, “alla Pollock” per intenderci, per ricreare tramite delle colate solitamente di tonalità scure, un’indefinita cornice illusoria, immaginata da personaggi disillusi. A questa aggiungo, in tempi sempre ristretti, uno strato bianco molto concentrato e diffuso, emblema della situazione onirica costruita dal protagonista centrale. Questo è un passaggio cruciale perchè “nell’azione incontrollata”, in base ai tempi che scelgo di usare la trama scura può cristallizzarsi oppure stemperarsi nel limbo bianco.
Per me è importante, prima di procedere, pensare all’immagine che voglio rappresentare, perchè dal retro la posso quasi solo immaginare. In questa fase non è fondamentale che il disegno sia particolarmente preciso. Spesso opto per alberi molto stilizzati, simboli di utopie e desideri difficili da concretizzare. Una volta completato lo scenario visionario, sulla parte frontale del foglio, in acrilico inserisco un personaggio e pochi altri particolari a contorno. In questo caso con tutta calma, per rendere la veridicità delle sensazioni di chi vive quei sogni, a volte comunicati direttamente a parole: ideali forti, come la pace. La figura centrale è volutamente di spalle, a sottolineare la spersonalizzazione e la possibile immedesimazione di ognuno di noi”.

L’intento di Lorenzo è solare: come esseri umani e pensanti, chi più e chi meno ci nutriamo istintivamente della sostanza dei sogni, spesso sbattendo forte però con la drammatica realtà e ridimensionando così aspettative e voli della mente. Queste figure sembrano però già battute in partenza, e il loro atteggiamento passivo e desolato lo testimonia. A parte il concetto, l’idea di valorizzare un prodotto come il plexiglass, che nell’immaginario comune presenta prerogative di certo più funzionali che prettamente estetiche, ha fatto sì che l’artista lo eleggesse mezzo espressivo di punta della sua attività, e rappresentativo anche sotto il profilo commerciale.
“Il plexiglass è una strada presa una decina d’anni fa, ma mi sono cimentato e mi impegno tuttora anche in altre soluzioni, per esempio nella ritrattistica su grandi misure su tavole di masonite, scenari impressionisti, anche con progetti su committenza. Insomma, mi piace sperimentare molto, spaziando anche nei formati, nonostante il gusto personale mi porti da tempo su questa via, nata un po’ casualmente e un po’ cercata, provando e riprovando. Per quanto riguarda lo stile, anche a prima vista appare un mix di tante tendenze che si sovrappongono, ed è con questo tipo di logica che ho potuto inserirmi in rassegne biennali anche piuttosto affermate nel panorama nazionale (fra le altre, ha preso parte alla Biennale d’Arte Contemporanea di Salerno e alla Biennale del Fumetto nell’Arte della Passpartout Unconventional Gallery di Pero-Milano, ndr)”. La curiosità è una reazione inevitabile quando ci si imbatte nella doppia realtà somministrata da Lorenzo, intrisa di echi del Fumetto, della Street Art e non solo. Curiosità dettata dalla necessità di darsi delle risposte a fronte di un effetto di profondità davvero molto singolare. Dal canto suo, Lorenzo oltre a divertire, si diverte: è il “bello” di realizzare qualcosa (la prima fase dell’opera) senza avere punti di riferimento, ed è per questo che ogni sua lavorazione in questa modalità, oltre ad essere una sorpresa, è un autentico pezzo unico. Un castello di sogni e idee in balìa del vento.