A volte il pennello brillante non ha bisogno della rigida impostazione delle scuole di formazione del colore per spiccare, ma riesce per proprio conto a trovare le coordinate giuste per essere comunque notato e inserirsi con uno stile “diligente” in un panorama artistico variegato. Insomma, se il sostrato accademico mette le basi e irrobustisce abilitĂ congenite e acquisite, è pur vero che per qualcuno, questa strada rischia di trasformarsi in un’imposizione, una gabbia per le idee. Fra chi ha creduto in un cursus diverso da quelli tradizionali e formali, evitando questo rischio, c’è anche il giovane Michele Manzoni (1989) di Barzago (LC), che ha scoperto in maniera del tutto casuale, in occasione di un viaggio illuminante, la sua rampa di lancio per accedere con personalitĂ al mondo dell’arte.
“Il mio approccio in questo campo è chiaramente atipico e totalmente da autodidatta – racconta Michele – giĂ nel 2012, durante un viaggio con la famiglia, avevo avuto modo di testare il tasso di ispirazione paesaggistica che sa trasmettere il tratto costiero bretone di Saint-Malo, dove dipingere en plein eir è una piacevole tradizione consolidata per molti pittori. All’epoca ebbi la fortuna di incontrare anche Lionel Chevalier, autorevole riferimento per il mondo dell’astrazione geometrica, che mi diede l’impulso di mettermi seriamente in gioco in pittura, oltre ad influenzarmi direttamente con la sua modalitĂ di resa inconfondibile a macchie. In realtĂ dopo quel viaggio mi sono dedicato solo a sprazzi alla manualitĂ e al cavalletto. Nel 2017, poi, senza troppi programmi e sperando nella buona sorte di qualche struttura ricettiva libera, reduce da un periodo personale piuttosto complesso, con il cavalletto nel baule sono ripartito alla volta di quelle terre per me magnetiche, per catturare e ricreare alla maniera degli impressionisti, en plein eir, qualche scorcio di quelli che solo questa regione naturalisticamente impareggiabile sa regalare. Una parentesi solitaria e introspettiva. Ed è come aver risvegliato e dato la scintilla per mettere in azione quell’istinto creativo che ho sempre pensato di avere.

Anche con i consigli di Chevalier sono maturato e nel tempo ho acquisito uno stile sempre piĂą mio, assestandomi su un’impostazione espressiva che ancora mi porto dietro, fondata su un mix di tonalitĂ fredde e vivaci, dal forte richiamo espressionista, dove la scomposizione geometrica risalta notevolmente. In alcuni quadri mi capita di subire ancora molto il fascino della sua “lezione”, non solo nell’accostamento delle piccole campiture cromaticamente diverse, ma anche ad esempio nella partizione delle scene in due fasce delimitate dalla linea dell’orizzonte, una caratteristica tutta sua”. Michele si cimenta in composizioni ad olio, in acrilico e ad acquarello, senza porsi con la presunzione di mettersi in evidenza nel disegno – nel suo bagaglio può contare sui rudimenti di disegno tecnico del corso di laurea in Ingegneria Industriale –, perchè non è nemmeno questa la sua ambizione principale: cerca piuttosto, attraverso il motivo geometrico astratto, di sostenere come un ponte fantastico in sospensione la nostra immaginazione, invitandola a comporre forme, a volte profili rinomati come gli inconfondibili “colli lunghi” di Modigliani. Ma sempre con lo spirito leggero e goliardico di chi sa anche non prendersi sul serio e dipinge per pura passione, mettendola davanti ad ogni interesse e necessitĂ . Quindi giocando con i titoli delle opere, magari trasformando la bellezza de La Ragazza col turbante di Vermeer nella preoccupazione de La Ragazza turbata. E ricercando nella stesura del colore una resa materica che valorizzi l’insieme.

L’energia espressiva dell’artista viene convogliata così sulla tela attraverso sgocciolature, graffiature e spatolate dove l’immagine si origina dalle relazioni cromatiche e dei segni, trovando senso nella lettura delle forme. La pittura fra l’altro non illustra completamente l’anima artistica dell’autore, nĂ© la grande profonditĂ di pensiero sull’esistenza che lo pervade, ed emerge solo in parte nei suoi manifesti visuali: nel volume Lo Sapevo racchiude quindi quest’altra “sezione” della sua riflessione sul mondo, in una visione della vita espressa a suon di pensieri e aforismi che risentono del credo del poeta e scrittore Erri De Luca. Quanto ai riferimenti, accanto al suo dichiarato modello d’Oltralpe di Chevalier – nello stesso solco dell’astrazione geometrica tracciato da Nicolas De StaĂ«l nel primo Novecento a Parigi e in Costa Azzurra – di cui anche ad occhio nudo sembra risentire l’impronta dell’artista barzaghese, Michele non manca di tanto in tanto di offrire dei tributi, sempre conditi da una vena visibilmente scherzosa, ad interpreti da cui ha trovato o trova tuttora ispirazione, da Piero Dorazio a Emilio Vedova passando per un mito vivente del territorio, il barzanese Livio Cazzaniga, riproponendo i loro soggetti in soluzioni rivisitate e sperimentali.
Ma il percorso singolare di Michele non è l’unica fonte di curiositĂ attorno al suo profilo estraneo ai circuiti tradizionali dell’arte. “Qualche anno fa, dalla ristrutturazione di storici locali di proprietĂ familiari, ho avviato un’iniziativa imprenditoriale di B&B a Barzago, che ricorda fra l’altro una vecchia abitudine di mio padre, che per lavoro era solito viaggiare molto e amava intrattenersi in posti nuovi dove poter mangiare e insieme scoprire le bellezze dei territori in cui si fermava. L’esperienza del B&B punta fra le altre cose a valorizzare i punti di interesse turistico prossimi a questa piccola realtĂ lecchese. Un servizio sicuramente indicato e pensato anche per il turismo straniero. In particolare al progetto iniziale del B&B daMan, si è aggiunta in un secondo momento l’attivitĂ ristorativa (Osteria Manzoni) al primo livello, in strategica connessione con il servizio ricettivo. Quanto alla passione per la pittura, devo dire essersi integrata con una sintonia speciale a questa attivitĂ (accanto a quella per me principale di produzione industriale di reti in plastica che porto avanti con mio padre e mio cognato), che può far affidamento su una cucina con le credenziali giuste per valorizzare i sapori di diverse tradizioni culinarie territoriali nostrane. La scelta dell’arredo è ricaduta infatti sui miei quadri per l’abbellimento del ristorante, e in parte su quelli di Chevalier per gli ambienti del B&B”.
Si può solo immaginare l’atmosfera raffinata, ma non seriosa, suscitata nell’osteria agli ospiti dalla vista di una versione della Ragazza con l’orecchino di perla solo evocata con il sapiente ricorso alle macchie, mentre in sala si degustano le prelibatezze della casa. Dipingere per Michele è quindi l’effetto naturale di una folgorazione che ne ha liberato le qualitĂ potenziali, e che lui ha saputo valorizzare giocando (all’occorrenza anche scherzando) con l’emotivitĂ di forme e colori che l’astratto concede sempre alla mente nel suo essere indefinito, e non ultimo, stupendo con la poesia dell’incertezza visuale.