Politiche della Natura, MAAB tra visione utopistica e proposta progettuale

Aperta il 18 giugno, la Galleria MAAB di Milano presenta in un’unica kermesse Politiche della Natura _ Masters, curata da Massimiliano Scuderi, le riflessioni di cinque artisti internazionali attorno al rapporto armonioso tra uomo e natura, tra visione utopistica e proposta progettuale.

Il prospetto espositivo, visibile fino al 18 settembre, ruota attorno al libro Politiche della Natura di Bruno Latour e dà un resoconto delle grandi narrazioni generate dalla modernità per ridare un ordine al mondo, generando al contempo grandi disastri, come quello inferto alla natura considerata una questione esterna alla vita sociale. L’intento del progetto è creare una mappa di una possibile conciliazionetra uomo e ambiente. Tra gli autori presenti, Peter Bartoš, esponente della nuova avanguardia slovacca, parte dalla pittura per sviluppare un’estetica capace di modificare la vita.

Tra il “69 e il “79, anno in cui venne assunto come landscape designer per lo zoo di Bratislava, sviluppò un concetto sperimentale di cultura ecologica occupandosi non solo della selezione e generazione di animali – famose le sue ricerche sui piccioni – ma anche della terra coltivata dagli uomini in un insieme di olismo e di sentimento avanguardistico; Mark Dion con scrupolosità scientifica, costruisce vere e proprie Wunderkammer ricche di rimandi semantici, in cui elementi culturali e naturali ricreano ecosistemi possibili, risultato di un lungo processo di archiviazione di biodiversità e di comportamenti adattativi; Peter Fend si ispira ai quattro libri sull’architettura di Leon Battista Alberti per la costruzione di un ambiente abitabile e salubre, con strumenti che deduce direttamente dalla storia dell’arte contemporanea, da Duchamp a Beuys, da Oppenheim a Gordon Matta Clark ed altri.

politiche della natura _

Piero Gilardi dal ‘68 partecipa e contribuisce alle esperienze artistiche più interessanti e innovative della contemporaneità come l’Arte Povera e la Land Art. Interessato ai processi interattivi, ricostruisce i fenomeni generativi dei tifoni equatoriali per indurci alla comprensione del suo concetto di arte come impegno e azione politica. Alexis Rockman rappresenta attraverso una pittura raffinata, visioni futuribili che celebrano l’istinto di sopravvivenza e la capacità di adattamento di esseri viventi. Un apparato iconografico ricco che trae origine dai taccuini di disegni che compilava nei primi anni novanta durante le escursioni nei tropici con Mark Dion.

La mostra, visitabile su appuntamento, è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) con testo critico di Massimiliano Scuderi.

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