In logico ritardo rispetto ai tempi dell’abituale palinsesto primaverile, Milano Design City è tornata in questo strano 2020, in una veste un pò rivisitata al confronto con l’edizione classica. In un’atmosfera insolita, dal 28 settembre al 10 ottobre si possono vivere quindi meno presentazioni, animazioni, ma respirare più sobrietà, e l’essenza di un’occasione sempre utile a chi vuole tenere l’occhio vigile sulle nuove tendenze di stagione dell’abitare.
Il tutto in un contesto ricco di realtà affermate in un ambito che pur legato alla funzionalità del nostro vivere, mostra da sempre una connaturata e forte contaminazione artistica, oltre naturalmente che al cibo, alle professionalità e ad altre sfere dell’oggi. Delle tante vetrine prestigiose del “living” su cui punta la kermesse, una menzione speciale va fatta a chi ha saputo distinguersi nel mare delle 350 proposte, fisiche e online sparse per la città, ideando qualcosa che dia un plus all’immagine dell’evento e all’area in cui s’inserisce con uno spirito d’innovazione notevole. Parliamo di 5vie Art + Design, realtà sociale fortemente radicata nell’omonimo quartiere storico a due passi dal centro, che nel tempo ha saputo entrare in grande sintonia con le attività che la animano. In una zona che mescola tradizione, quella per intenderci delle splendenti chiese di epoca romana e medievale di cui rifulge, e la contemporaneità delle botteghe dell’arte, del design e dell’artigianato.

Oltre a catturare l’attenzione con eventi digitali, 5vie consiglia un vero e proprio tour fra le sue vie più iconiche in cui ha posizionato strategicamente delle attrazioni artistiche, che quindi superano l’idea tradizionale del design. Così nel cortile interno del SIAM di via Santa Marta è inserita probabilmente una delle provocazioni più geniali della nostra era. Frutto del tatto artistico di Sara Ricciardi, con No Signal Zone ci instilla una meditazione tecnologica eccezionale sul dramma dell’irreperibilità, dove l’interferenza è magistralmente resa grazie da una nube violacea di palloncini colorati. La collocazione interna alla strada ci trasmette l’impressione di un porto sicuro dentro il quale macinare questa riflessione così inusuale per il periodo virtuale che viviamo. Di tutt’altro tenore è l’esperienza, comunque sempre immersiva, che ci insinua Erez Nevi Pana.
Israeliano classe “83, in un angolo nascosto di via Correnti 14, ha dato vita alla sua Tropical Milano, installazione articolata a cura di Maria Cristina Didiero. L’ambientazione arricchita con foglie di banano esplora i temi del veganesimo a cui il designer è particolarmente sensibile, da promotore di una concezione di design vegana. La location oscura fa da cornice ad un film visionario dalla riproduzione lentissima che ci irretisce i sensi, e in cui l’uomo è costretto a rallentare fino a rifugiarsi in una sorta di utero, abbandonandosi ad un “sonno da coma”. In tutto questo l’ambiente monotono dei banani sembra amplificare questa condizione.
La metafora del banano che circonda la scena del film è un messaggio di quanto sia importante prenderci cura della natura, specie in questa fase storica. Il tour può poi proseguire nella vicina Chiesa di San Bernardino alle Monache, dove è possibile apprezzare dal vivo l’installazione Transubstantia Paganus dello studio di design CTRLZAK. Il materiale sottile e fragile dell’opera, come la particola della comunione, è l’elemento fondante di una serie di vasi bianchi, illuminati dalla delicatezza della luce che irrompe nell’oscurità dell’edificio sacro. L’installazione è un approfondimento visivo di temi attuali come la crisi dei valori e della ritualità, e il consumismo di massa. Questa è solo la parte fisica, un assaggio gustoso in modalità diffusa del menù 5VIE D’N’A Design ‘n’ Art for a better world, condito da webinar, talk tour creativi e altre chicche che ci accompagnano alla scoperta alternativa del quartiere dalle origini romane, ma dall’orientamento anche moderno. Clicca qui per il programma completo del Quartiere nella Milano Design City 2020.
