Segni di Guerra, i rifugi antiaerei milanesi riemergono all’EUMM

Vi sarà senz’altro capitato, passeggiando per Milano, d’imbattervi per caso in frecce di vari colori e iniziali di lettere impresse su edifici pubblici e privati. Non per estetica di certo. Si trovano persino in centro, in Piazza Duomo, ma lì sarete stati distratti forse da altre attrattive. Bene, questi segni di vernice sono il risultato di una legge del 1936 che obbligava i nuovi fabbricati a uso abitativo a dotarsi di rifugi di sicurezza antiaerei, come il clima d’incertezza globale richiedeva.

Oggi sono pochi quelli aperti e visitabili, molti sono chiusi perchè mancano le condizioni di sicurezza: un vero paradosso, se si guarda l’ottica con cui erano stati pensati. All’EUMM (Ecomuseo Urbano Metropolitano Milano Nord), Emilio Senesi, ne spiega il senso e l’origine, nella mostra in corso U.S. Segni di Guerra a Milano. Piuttosto noto alle cronache d’arte visiva per una ricerca trentennale sui cimiteri di tutto il mondo – qualcosa di assolutamente unico nel suo genere – ha deciso di spostare il suo occhio per la ricerca su questi luoghi dismessi, che da un certo punto di vista non si discostano troppo dai luoghi di sepoltura, se non altro per l’aurea di desolazione che li pervade. “È stato da piccolo, risiedendo in zona Loreto, dove si riconoscono ancora diversi di questi segni, che ho iniziato a domandarmi che significato avessero e la loro storia – racconta Emilio Senesi – Da qui è nata questa indagine anche insolita se vogliamo, che mi ha portato in 4 anni, dal 2016 al 2020, a raccogliere immagini da tutta Milano. L’ultima realizzata appena qualche settimana prima del lockdown alla Torre delle Sirene, all’ex bunker della Prefettura, tra Palazzo Isimbardi e Palazzo Diotti.

Non si può nemmeno immaginare la fatica per ottenere i permessi in alcuni casi per visitare gli edifici pubblici, mentre si è rivelato un pò più semplice entrare nei rifugi delle abitazioni. Oggi molte di queste tracce in centro e nella cerchia metropolitana giacciono al loro posto, intoccate dall’epoca, oppure sono state riverniciate nei casi di scolorimento più evidente, e si possono apprezzare sia all’esterno che all’interno delle strutture, che più spesso erano sotterranee, ma abbiamo anche casi di edifici esterni e sviluppati longitudinalmente come la Torre delle Sirene. Perfino le case popolari avevano i loro rifugi”. Si scopre così ad esempio che US, una delle iniziali più diffuse, stava ad indicare l’uscita di sicurezza. Per quanto oggi molti di questi siano in condizioni fatiscenti in quanto rimasti pressoché inalterati, strutturalmente si può dire fossero certamente ripari più sicuri delle abitazioni, sia per la posizione che perchè realizzati in cemento armato. Da via Castelvetro, non distante da zona Sempione, a Piazza Grandi in area Loreto, fino a Corso Matteotti, a un passo da San Babila.

Naturalmente proprio il versante est del Parco Nord, dove rimane l’EUMM, diventò poi un obiettivo concreto durante la Seconda Guerra Mondiale delle flotte aeree alleate, perchè qui sorgeva lo stabilimento dell’Ansaldo Breda. Specializzata in munizioni e materiale bellico, rappresentava una risorsa vitale per l’Italia, che andava eliminata ad ogni costo, al pari della Falck e di altre industrie di primo piano che avevano il potenziale per rifocillare con la loro produzione l’esercito italiano. Motivo per cui il fronte orientale del polmone verde fu dotato di rifugi in rinforzo alla V Sezione Aeronautica della Breda, con orientamento delle gallerie sotterranee spezzato, in modo da evitare che un eventuale esplosione compromettesse tutto l’articolato apparato dei bunker. E non è un caso quindi se nell’aprile del 1944 una bomba colpì il tracciato dei Bunker Breda, provocando tuttavia solo 5 morti.

E una delle operazioni visuali più semplici ma incredibilmente efficaci che Emilio Senesi ha messo in atto per attualizzare questi segni del passato, che a qualcuno, forse ai più, sembreranno decontestualizzati, è stata quella di immortalare le persone, anche residenti, che oggi entrano ed escono dalle abitazioni vergate con tracce che oltre 75 anni dopo in nello stesso contesto non ci dicono più molto. Un “segno” del trascorrere inesorabile del tempo, che ci lascia però anche qualche forma del trascorso. E l’opera di censimento delle scritte di guerra a rischio scomparsa per deterioramento o danneggiamento, è uno strumento prezioso che aiuta a ricomporre la fisionomia storica dell’impatto e della devastazione dei bombardamenti su Milano durante la Guerra.

Emilio Senesi

Info

U.S. Segni di Guerra a Milano. Emilio Senesi

19 ottobre-6 novembre

EUMM – Ecomuseo Urbano Metropolitano Milano Nord

Lunedì, mercoledì, venerdì, ore 15-18.30 e su appuntamento ad ecomuseo@eumm-nord.it.

Via Antonio Cesari 17, Milano

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