Riuscire a rapire lo sguardo dello spettatore sorprendendolo è un’arte vera, che a volte si somma a quella generalmente intesa. Lo sapeva bene il pittore e scultore di Meda, Alberto Ceppi (1948-2018), che di capolavori, capaci di portare all’estasi chi li osserva, ha disseminato non solo la sua terra di origine, la Brianza, ma anche il resto del mondo. E nota di rilievo, sempre connotandoli con messaggi dal contenuto profondo e spesso spirituale.
Le vetrate istoriate, i portali in bronzo a cera persa, le terrecotte, i mosaici, fino all’impressionante cappella del Santuario dell’aeroporto di Linate, ci parlano di un autore a tutto tondo, che amava non porsi limiti, coinvolgendo con l’intensità delle sue soluzioni il pubblico ed emozionandolo. A Varedo, nella piazza che “simboleggia” la frazione di Valera, nel 2001 questo straordinario demiurgo dell’arte e dalla versatilità quasi innata, raggiunge probabilmente l’apoteosi della contemplazione che un’opera può attirare su di sè. Con il patrocinio delle Nazioni Unite, dopo essersi aggiudicato un concorso internazionale indetto dall’amministrazione comunale, dà vita ad una fontana, nota come Kósmos e indicata come Fontana dei Caduti dell’ONU, densa di riferimenti eleganti all’Organizzazione internazionale. Dalla pianta di ulivo simbolo per definizione dell’istituzione globale, ai 186 zampilli della “vasca” che rimandano agli stati rappresentanti dell’organo al tempo della nascita del monumento.
Ma è sporgendosi all’interno del manufatto che la sorpresa divampa vedendo una serie di figure ellittiche e concentriche, sempre riprese dall’emblema dal vessillo dell’ONU, dialogare tra loro a meraviglia, mentre un semiellisse ci ricorda in maniera eccezionalmente stilizzata l’abbraccio che i rami d’ulivo incrociati, sinonimo di fratellanza, creano intorno al mondo nello stemma ufficiale. Una soluzione stilistica pregevole che suggerisce una ricerca impegnata e un pensiero arguto, sottolineando l’anima ideatrice raffinata di Ceppi. Anima sensibile che ritorna nell’arco della pace bronzeo simbolo di vita, da cui sgorga acqua a ventaglio, rifinito sulla cima dal simbolo dell’ONU su cui è puntata una luce rossa che ci rammenta una moderna fiaccola a celebrazione dei caduti dell’ONU. Di fronte all’arco, un casco blu e un libro aperto alla pagina dei diritti umani poggiati su una sedia, rimandano al sacrificio di chi ha speso la vita per quest’istituzione di pace.
Il monumento che cattura tutta l’atmosfera della piazza, non ci suggerisce un’immagine statica, ma ci appare sempre in movimento, e nelle ore notturne questa sensazione diventa ancora più palpabile. Il merito è dell’abile gioco di luci che danno forma ad uno spettacolo pirotecnico in cui le luminescenze bianche lungo le forme circolari ed ellittiche, dialogano con quelle coloratissime – che idealmente riproducono gli stati esponenti – che nascono sotto i getti d’acqua altissimi, lungo una parete disposta a mò di quinta scenica. Difficile trovare aggettivi per descrivere la portata di un lavoro così travolgente e sconvolgente per la monumentalità composta emanata, che in realtà, ripercorrendo in un archivio ideale il repertorio di Ceppi, scopriamo rappresentare (quasi) l’ordinario.