Sull’orlo sud-orientale della pianura bergamasca spicca per la sua densa concentrazione di arte e storia un paesino che offre decine di pretesti colorati d’autore, per scavare in un passato che fonda le radici addirittura nella romanità. Parliamo della realtà di Calcio, che in 15 kmq somma all’attrattività delle sue origini antiche, alla presenza di chiese con dimensioni da record – vedere la Chiesa di San Vittore, seconda in Lombardia solo al Duomo di Milano – e di castelli ricchi di storia e contesi, l’insolita collocazione geografica a mo’ di terrazza naturale sul fiume Oglio. E proprio la posizione propizia per secoli con le sue acque ha fatto la “fortuna rurale” di questa piana fertile al confine tra Bergamo, Cremona e Brescia. Menzionata come Calciana e racchiusa nell’area identificabile un tempo con le attuali Calcio, Pumenengo e Torre Pallavicina, il territorio corrispondeva ad una delle ex circoscrizioni religiose delle pievi. La sua tradizione contadina ultrasecolare è avvalorata dal corso di numerose rogge e canali artificiali che dal Basso Medioevo furono ricavati a scopo irriguo dall’asta dell’Oglio, tra cui il Naviglio di Cremona e la quasi leggendaria Roggia Donna.
Tutti questi aspetti sono stati messi sotto la lente dal 1995 al 2003, attraverso un originale progetto di conservazione degli usi e della storia del luogo sostenuto dall’allora amministrazione comunale, dal titolo Narrano i muri, a cui hanno preso parte artisti del territorio (Giovanni Repossi, Trento Longaretti, Callisto Gritti, Marcello Bonomi sono nomi che nel panorama orobico risuonano familiari) e della regione (come Floriano Bodini, Angelo Boni e Giulio Pescatori), in qualche caso supportati dal contributo di allievi provenienti da varie accademie italiane (Milano, Brescia e Sassari) e straniere (Vienna, Birmingham e Barcellona). Sono oltre 50 le immagini, tra affreschi e mosaici, che oggi si possono apprezzare passeggiando per il paese ai muri esterni di edifici pubblici e privati, gran parte delle quali osservabili dalla nevralgica via Papa Giovanni XXIII, in Piazza Marconi dove si staglia la monumentale Chiesa di San Vittore, e nelle immediate vicinanze. Sono state realizzate sotto la direzione artistica del critico Mauro Corradini e il coordinamento logistico dell’architetto Tullio Lazzarini.
Attraverso le scene suggerite ci si può così inoltrare in un archivio di scenari qui rimasti abituali per secoli, come i filari di gelso che adornavano il corso della Roggia Donna voluta da Beatrice Regina della Scala (1335-1384), consorte di Bernabò Visconti che come privilegio ottenne di poter gestire questo territorio, e volle in qualche modo ingraziarsi la gente con “opere benefiche” come questa: un vero e proprio dono alla comunità a vantaggio dell’attività primaria dei campi, come rievocato dalla visione allegorica nell’opera Dalla Roggia Donna Fertilità ai campi (1999) di Umberto Faini. E strettamente connesso al gelso, l’attività della filatura. E che qui l’agricoltura fosse la pratica principale per il sostentamento si evince da La raccolta del grano realizzata nel 2002 da alcuni allievi dell’Accademia di Sassari. Scorci ordinari prima che la costruzione della stazione ferroviaria, immortalata da Calisto Gritti ne L’arrivo del primo treno (1999), trasformasse gradualmente questa realtà di campagna in senso moderno e urbanistico.
La centralità delle fortezze di Calcio è invece rispolverata da una riproduzione sempre in zona centro storico, che vede Napoleone III di passaggio per la cittadina, dove nel Castello Secco-Oldofredi (uno dei due manieri qui presenti insieme al Castello dei Silvestri), dall’origine attestata intorno all’anno 1.000, il condottiero transalpino si fermò nel 1859 per preparare l’improvvisata (per entrambi gli schieramenti) Battaglia di Solferino con l’esercito austriaco, che di fatto confermò l’esito della precedente azione militare di Magenta a favore del fronte franco-piemontese. I segni dei tempi della campagna andati a vantaggio di strade trafficate sono stati lasciati nella piazzetta di accesso alla chilometrica via Papa Giovanni XXIII provenendo dal paese precedente di Covo. Infatti non si può fare a meno di notare un trittico di mosaici che richiamano in forme stilizzate segnali stradali di vario tipo, firmati dal citato Giovanni Repossi (1929-2012), che in precedenza ha guidato un progetto analogo ma di portata più contenuta nell’Isola bergamasca, a Madone. Il progetto di conservazione del patrimonio di abitudini e di vissuto della comunità calcense oggi è quindi un’attrazione turistica a tutti gli effetti, e contribuisce a diffondere la nomea di questo contesto, grazie ad un’iniziativa culturale che non ha praticamente riferimenti simili in tutta Italia.
