Rossini Art Site, mezzo secolo di scultura italiana e internazionale nel parco di Briosco

Un mecenatismo che va ben oltre il puro investimento per l’arte fine a se stesso.

Con questo spirito passionale, l’imprenditore Alberto Rossini (1934-2015) ha pensato dal secondo Novecento, in parallelo alla sua attività principale condotta nel settore della meccanica, alla creazione di un “parco delle sculture” a Briosco. Adagiato sulle dolci colline verdi del Parco Valle Lambro, il Rossini Art Site è un vero e proprio museo a cielo aperto, esteso su 10 ettari e con un “arredo” firmato da grandi nomi, da cui nelle giornate più limpide è possibile scrutare le Alpi.

Un qualcosa di praticamente inedito nel panorama brianteo, e una vetrina per i movimenti scultorei di maggior spicco che hanno imperversato dalla seconda metà del ‘900 in Italia. Con molti dei loro rappresentanti, Rossini instaurò un rapporto più profondo del solo legame di committenza. Un’amicizia vera, che li portò a realizzare delle opere appositamente pensate e calate nella realtà del parco e quindi “in simbiosi”, dei modelli in situ.

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Fausto Melotti, Arte del contrappunto plastico n. 1– 1970 – Rossini Art Site, Briosco

Diversi i nuclei di opere provenienti dalle più influenti correnti del secolo che costellano il polmone verde. Si può apprezzare per esempio il gruppo di autori che, dal dopoguerra agli anni “60, introdussero la concezione di scultura astratta, portando l’idea che la materia sia parte attiva della scultura stessa. Tra loro si annoverano Mario Negri, Lorenzo Pepe, Andrea Cascella, Francesco Somaini, Giò Pomodoro, Quinto Ghermandi.

Un altro nucleo significativo si ritrova negli esponenti italiani dell’astrattismo europeo: Turcato, Consagra, Leoncillo, Munari, Melotti. E in quelli del Nouveau Realisme, dall’ideatore Pierre Restany, con cui il mecenate strinse una sincera amicizia, a Spoerri e Jean Tinguely di cui il parco accoglie le sue mirabolanti macchine metameccaniche azionabili dal pubblico. Questi ultimi scoperti proprio grazie all’imbeccata di Restany. Fino ad Arman e Cesar.

E in virtù di quella visione aperta da imprenditore, sono parecchi gli artisti, amici di Alberto Rossini, invitati nel corso degli anni a realizzare le proprie opere con la strumentazione e le competenze dell’azienda meccanica di famiglia, la Ranger, molte delle quelli sono valse premi e importanti riconoscimenti. Accanto alle opere accolte nel parco, altro merito di Rossini, negli anni il sito ha anche ospitato delle Residenze d’Artista per la valorizzazione dei talenti.

E oggi, scomparsa la sua grande mente ideatrice, l’attività di organizzazione delle visite del parco, e degli eventi che caratterizzano la stagione di apertura, è portata avanti dalla Fondazione Pietro e Alberto Rossini, e dall’amore dei figli di Alberto, Marco e Matteo, per un’esperienza avviata con tanta passione e amore dal padre. Ma la collezione non si è fermata senza il suo iniziatore, ma continua ad arricchirsi di nuove integrazioni autorevoli, firmate anche da giovani e rampanti artisti. È il caso degli interventi site specific realizzati da Chiara Mu “in collaborazione” con la vegetazione del parco nel 2016, attraverso operazioni di interazione con il luogo destinate a subire l’influenza degli agenti atmosferici, e che sconfinano nella Land Art.

Ma la realtà del Rossini Art Site è un sistema di grande attrattività, che fa perno non solo sul parco, il quale ne riveste indubbiamente l’essenza, ma si appoggia su altri punti di interesse, come il pavillon: il padiglione dal look moderno prodotto in armonia con l’insieme, dell’architetto newyorchese James Wines, e articolato in due sale da 150 posti per eventi e attività, che esalta il potenziale estetico del complesso verde e dalla concezione unica.

L’offerta del RAS è rifinita da un ristorante e da una struttura ricettiva, appendici naturali per un’esperienza completa e di grande piacere dei sensi, dove il patrimonio del parco è certificato dalla presenza all’interno della realtà nazionale del circuito Grandi Giardini Italiani.

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