La Fase 2 dei musei: perchè siamo ad un bivio

Siamo davvero pronti per rientrare nella modalità di visita diretta dei musei?

La domanda provocatoria sorge quasi spontanea, specialmente alla luce delle ultime disposizioni del governo, per cui dal 18 maggio alcuni musei vedranno il graduale ripristino delle attività ordinarie, all’alba di questa seconda fase dell’emergenza Coronavirus. Non tutti, è bene ricordarlo, perchè non sono pochi i musei che, conti alla mano, hanno già calcolato che saranno più i costi che i benefici economici nel primo periodo del rientro alla normalità.

La valutazione nasce dal fatto che gli ingressi dovranno essere contingentati, e dunque, “uno alla volta” è un modello che sicuramente può essere adeguato per la prevenzione, ma che non può piacere a tutte le istituzioni museali, che, è quasi superfluo dirlo, fanno delle visite di gruppo i loro affari più interessanti.

Ma un altro punto del discorso è: dopo questa ampia somministrazione di tour digitali, siamo veramente pronti a tornare a respirare il profumo dei musei, o a guardare La Primavera del Botticelli a una manciata di spanne dal capolavoro? Le pillole virtuali sono state una difesa naturale dei musei per mantenere alto l’interesse sui loro prodotti, ma ora come ci si deve comportare?

uffizi - firenze

Conviene continuare a puntare sui contenuti 2.0 o piuttosto è meglio ritornare alla modalità classica? Applicare la prima opzione significa venire incontro alle esigenze della platea dei più giovani (o almeno di un’alta percentuale di questi), sommersi nel mondo digitale e a loro agio con questo tipo di fruizione, ma ciò vuol dire al tempo stesso escludere a priori un modo di vedere l’arte che è quasi connaturato all’arte stessa. E infatti siamo certi che una bella fetta della platea adulta pensi che sia giusto ancora gustare una mostra dal vivo perchè, come si dice in questi casi, è un’altra cosa.

E comunque una fruizione a distanza chiama in causa almeno un altro problema. Si è visto infatti che le varie piattaforme che propongono servizi di “musealizzazione” – pensiamo a Google Arts & Culture – hanno quasi tutte una pecca comune e fisiologica, che non riescono cioè ad entrare nei dettagli del quadro, delle cracchellature e dei chiaroscuri, e la possibilità di zoomatura è comunque limitata rispetto alle possibilità offerte dalla visita reale. Va da sè che rimanendo a distanza, risulta complicato anche approfondire l’opera trarne un vero piacere. Questo è anche il vero dilemma di fondo della questione, visto che anche la nostra società sembra viaggiare verso questo bivio imposto dal tempo in cui viviamo.

Preferiamo restare a livello generale sugli argomenti, o vogliamo addentrarci e soffermarci a pensare alle cose che facciamo, imparando a dar loro un senso? Pensiamoci.

 

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