Jan Vermeer, la retrospettiva ‘impossibile’ in una grande mostra virtuale

Il piacere della riscoperta dell’opera internazionale di Jan Vermeer (1632-75) passa da Meet Vermeer, il nuovissimo progetto di Google Arts & Culture e del Mauritshuis Museum dell’Aia.

I due principali promotori del programma di digitalizzazione del patrimonio pittorico del “maestro della luce olandese” – numericamente ben più esiguo rispetto al valore dell’artista – in collaborazione con 17 partner culturali d’Europa e degli Stati Uniti, hanno realizzato così la prima retrospettiva online sull’autore, noto in particolare per la Ragazza con l’Orecchino di Perla.

Il suo potenziale successo è stato annullato in vita dal mancato contatto con le città crocevia del grande mercato dell’arte. Un fatto che tuttavia non sminuisce la qualità delle sue pennellate. Un talento riscoperto nell’800 dal critico d’arte Thoré Burger, che in una mostra collettiva del 1866 portò all’attenzione alcune sue opere, avviando così il processo di valorizzazione.

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Il patrimonio che oggi conosciamo, 36 opere ad olio attribuite (c’è anche The Concert, la tela trafugata all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston nel 1990 e mai più ritrovata) e distribuite in 18 musei di tutto il mondo più due opere private, non è forse sufficiente a organizzare una retrospettiva, anche per la difficoltà del trasporto delle stesse tele, molto delicate, ma questa iniziativa gli rende il giusto omaggio.

Si scopre così la passione di Vermeer per la tecnologia e la scienza, conoscenze tornate utili ad esempio per misurare la circonferenza dei recipienti poi inseriti nei propri dipinti. O la sua predilezione per i “tronie”, sorta di “ritratti” da lui ideati (ne fa parte la Ragazza con l’Orecchino di Perla) per i quali l’artista non si avvaleva però di modelle. E la sua inclinazione a riprodurre soggetti femminili piuttosto che maschili (42 a 13 il curioso rapporto, decisamente sproporzionato a vantaggio del genere femminile).

jan veermer ragazza orecchino perla

Ma anche indagare su chi era la famosa ragazza con l’orecchino di perla. O ancora, il ricorso dell’artista ad una sostanza molto pregiata, l’ultramarino naturale, nella produzione dei suoi lavori. 

La modalità di analisi è la consueta di Google Arts, con tante possibilità per approfondire la vita e le opere dell’autore, e la tecnica pittorica attraverso immagini, video, aneddoti e curiosità. Ad impreziosire il progetto è la Pocket Gallery: una mostra virtuale che comprende tutte le opere dell’artista in una nuova app che utilizza la realtà aumentata, in cui gli utenti possono vedere come sono collocati i dipinti di Vermeer nelle loro sedi originarie.

Insomma, un grande museo virtuale ad accesso libero per riscoprire uno dei più grandi artisti del Seicento rimasto per troppo tempo in sordina, e riconoscerne l’originalità.

jan veermer

 

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