A proposito del ruolo dell’artista nel XXI secolo: la lezione di Sergio Mandelli

Dalle prelibatezze dal mondo dell’arte, ad una pubblicazione editoriale che impone una profonda e attenta riflessione sul senso dell’opera d’arte e il ruolo dell’artista nel XXI secolo.

Da divulgatore professionale dell’arte quale immagine elegante che ha saputo ritagliarsi in questo panorama oggi complesso, Sergio Mandelli, critico d’arte noto ai più per le sue “praline” artistiche con cui delizia su YouTube i palati degli interessati al mondo dell’arte contemporanea, stavolta ha voluto usare uno strumento di comunicazione alternativa per parlare di questo settore e dei suoi protagonisti.

Da 8 anni a questa parte la gestione della galleria di Verano non è più la sua attività principale (delegata alla moglie), che invece è rappresentata da un’altra innovativa modalità di divulgazione culturale. Brevi video di pochi minuti che inquadrano l’essenza di una figura del panorama artistico attuale. Un format semplice, lineare, con un linguaggio accessibile, che ha l’obiettivo di rendere comprensibile l’argomento, lasciando qualcosa come bagaglio di chi ascolta, e provando anche a sdoganare la concezione di un contesto riservato ad una ristretta cerchia colta.

La nuova pubblicazione di cui vogliamo qui dare un piccolo assaggio – Il senso dell’opera e il ruolo dell’artista nel XXI secolo, edita a giugno e disponibile su Amazon – nasce anche (ma non solo) dal tentativo di comunicare che in fondo, dall’antichità ad oggi, non si è creata (eccetto che idealmente) una vera distinzione tra i diversi periodi dell’arte, perchè tutte le opere che nascono ricadono sempre e comunque sotto lo stesso nome, di arte appunto.

“Una famosa frase di un grande esponente dell’estetica come Dino Formaggio, recita che ‘Arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte’, ed è poi quello che cerco di spiegare anche nel volume. Potrà sembrare una definizione banale, ma è un modo efficace per far comprendere come non vi sia una differenza sostanziale tra arte contemporanea e la sua concezione antica, esiste solo una diversità di forme e contesti culturali che le contestualizzano.

sergio mandelli -

Pensiamo anche alla diffusione del fenomeno contemporaneo oggi imperante della Street Art: da manifestazione strettamente connessa alle periferie urbane, è stata in molti contesti istituzionalizzata, come dimostra il recente caso dello street artist Ravo Mattoni (ripreso dalle cronache per l’incarico pubblico di dipingere il muro di una scuola primaria del varesino con il Bacio di Hayez ndr). Ma le iscrizioni sui muri di Pompei ci dicono che già prima di Cristo esisteva una pratica assimilabile al graffitismo.

Volendo fare un’altra riflessione sull’assenza di distanze tra i vari periodi dell’arte, oggi di un artista che realizza un’opera ho la possibilità di apprezzarne il lavoro immediatamente attraverso il ricorso alla tecnologia e ad Internet, così come posso facilmente visualizzare un’opera di un artista antico. Le due produzioni sono quindi percepite idealmente ravvicinate, senza soluzione di continuità, anche se temporalmente non è così.

Un altro aspetto che si può considerare per mettere sullo stesso piano l’arte di periodi differenti, sono le esigenze che portano a produrre opere, che in fondo non sono cambiate nel tempo.
Per questo, anche l’etichetta “arte contemporanea”, personalmente la trovo solo un’indicazione da utilizzare per riferirsi ad autori viventi. E come altre mode e tradizioni consolidate, è frutto di una ciclicità, di un naturale ripetersi degli eventi della storia.

Come la tendenza dell’iconoclastia, per fare un esempio riconducibile ad un fenomeno che stiamo vivendo. Personalmente non condivido per niente le motivazioni di questa iconoclastia in corso, ma come sappiamo, anche questo costume fa parte di una pratica già sperimentata in condizioni diverse. E cosa dire allora delle performance? Dire che siano nate negli anni “70 significa escludere dalla riflessione, rituali come i Baccanali o le feste orgiastiche romane”.
La riflessione sul tema del senso dell’arte contemporanea è perciò quanto mai centrale nel libro di Mandelli, e impone un ragionamento accorto sull’idea che il nuovo sia a questo punto qualche cosa che si ricollega in ogni caso alla tradizione.

Questa pubblicazione, così come l’iniziativa delle Praline, costituisce una pagina di conoscenze preziose del settore, che sommano la sua Laurea in Letteratura Francese e un’esperienza trentennale da gallerista.
Un prezioso prodotto di supporto informativo ai suoi potenziali interlocutori, che ancora mancava al tipo di comunicazione che il buon gallerista dovrebbe avere.

 

CopStampaMandelli

 

IL SENSO DELL’OPERA D’ARTE

E IL RUOLO DELL’ARTISTA NEL VENTUNESIMO SECOLO

 

A cosa serve l’arte? Perché si dipingono quadri, si affrescano muri, si modella la creta e si scolpisce il marmo? A cosa servono le opere d’arte? Chi è l’artista? Qual è il suo ruolo nella società?

E ancora: cos’hanno in comune le figure di Lascaux con i dipinti geometrici di Mondrian? E Prassitele con Jeff Koons? Le sculture egizie con Joseph Beuys?

In base a quale criterio riusciamo a collocare opere diversissime fra loro in un unico insieme chiamato “arte”? Quale esigenza comune esprimono?

A tutte queste domande risponde questo libro, denso di informazioni ma soprattutto impostato su un ragionamento rigoroso, teso a dimostrare che in tutto ciò che l’uomo chiama arte appaiono sempre delle costanti invariabili.

Perché le tecnologie possono cambiare, ma l’animo dell’uomo rimane sempre lo stesso.

 

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