Sei artiste americane impegnate in una profonda riflessione sul lavoro e le sue molteplici relazioni con il genere femminile.
Fra tante difficoltà legate al momento particolare che viviamo, la collettiva The New Woman – dal 17 luglio fino al 30 agosto – ha trovato il modo per ripensare la prima Biennale della Fotografia Femminile (BFF) di Mantova, diretta da Alessia Locatelli e dall’associazione La Papessa. Sei narrazioni “pescate” con lucidità dall’Archivio Fotografico cubano Women Photographers International Archive fondato da Aldeide Delgado (curatrice di questa prima rassegna), danno il benvenuto ai visitatori alla Casa del Rigoletto, in un percorso di “emozioni rosa”, tra le primissime immagini della manifestazione, versione BFF Here Now, che ci accompagna in una forma diluita e diffusa per la città fino alla fine del 2020.
E non mancano gli spunti di carattere sociale, storico, politico ed etnografico su cui potersi già soffermare, giocati sul binomio donne e lavoro, tema della prima edizione. Così, con Anna Mia Davidson si può fare un’incursione nei centri di maternità del governo dove donne in gravidanza a rischio perdita dei loro bimbi, ricevono cure 24 ore al giorno. Niurka Barroso ci porta invece a contatto stretto con il lavoro quotidiano della dottoressa Ana Mary Fernandez, nella sala parto del Motherhood Hospital dell’Havana. Una serie anche provocatoria la sua (datata 1998), che sfida esplicitamente l’idealizzazione occidentale dei corpi delle donne e della gravidanza.

Con scatti altamente simbolici, una ricorrenza quasi rituale del suo stile, il lavoro Los Pasajeros di Gilda Pérez restituisce una cronaca della traversata della barca Regla da una sponda della Baia di Havana all’altra, durante la più grande crisi economica del cosiddetto “Periodo Speciale”. Nella serie di Kattia García la lente della ricerca si sposta quindi sui distretti della classe lavoratrice in cui le donne lottano per la sopravvivenza, proponendo uno spaccato della violenza che le convenzioni matrimoniali impongono nel contesto cubano.
Il focus di Sonia Cunliffe, Niños de Chernobyl, ci riporta al 1986 e alla catastrofe di eco mondiale in Ucraina, ponendo l’accento su dettagli meno conosciuti dell’immane tragedia, come il programma di soccorso medico fornito da dottoresse cubane a 26mila bambini affetti dalle radiazioni. Una narrazione in cui il commento politico a corollario dell’episodio storico è lasciato allo spettatore. E con il lavoro di Maria Garcia Haya sull’indagine della simbolica Marcha del Pueblo del 1980 nel Perù, la collettiva chiude magistralmente il cerchio, con un’immagine di grande valore storico-politico.

La Biennale non è e non sarà però soltanto fotomostre, che pure ne rendono perfettamente l’essenza. Lo sa bene Betty Colombo, che il 25 luglio proporrà il primo workshop del menù, rendendo la BFF un evento da vivere anche attivamente. Ad incorniciare la kermesse anche le letture portfolio, le conferenze tematiche, tutto in un maxi-programma in costante fase di aggiornamento.