Le storie di una Bergamo oggi diversa, riprendono vita con le foto del Novecento rispolverate dall’Archivio Sestini, illustrando luoghi teatro di tradizioni in qualche caso perse, in altri ancora vive, modificate o interamente mantenute.
È l’essenza del progetto espositivo Bergamo nel Novecento. Storie dall’Archivio Fotografico Sestini, firmato da SIAD Fondazione Sestini con il sostegno del comune, aperto l’autunno scorso e ancora attivo sine die al Museo delle Storie di Città Alta, dopo la proroga “imposta” dal periodo di lockdown. Un diversivo rilassante per l’estate, che propone un’infilata di 13 racconti in bianco e nero dai fondi conservati nell’ex convento di San Francesco. Il risultato è un ritratto composito di una città che ha visto nei decenni la trasformazione di vie, piazze e punti simbolici del capoluogo.
Quest’idea più legata agli usi e costumi locali, è ben restituita dalla Raccolta Domenico Lucchetti (primo nucleo incluso nell’archivio), fotografo orobico ed esperto di fotografia storica, che negli anni “70 apre in Piazza Vecchia uno spazio espositivo chiamato Galleria dell’Immagine, che l’autore riempie con l’assidua ricerca di materiale eterogeneo, mossa dalla tutela del patrimonio storico della città. La documentazione fotografica arriva quindi ad includere foto provenienti da archivi privati come quello di Itala Bianzini e della Ditta Cittadini, oltre che scatti da lui stesso realizzati. Pillole bicolore che ci permettono di apprezzare l’aspetto di Piazza Vecchia negli anni “50, o di rievocare un’edizione datata della StraBergamo.

Con analoga filosofia è pensato il Fondo Fausto Asperti, erede di una lunga tradizione fotografica familiare, nonché inviato de “L’Eco”, che ci riporta a memoria un carnevale con qualche decennio sulle spalle, o rammenta la tornata politica del “58, immortalando un’urna elettorale. Fra le varie raccolte suggerite in mostra, si distingue il Fondo Museo del Risorgimento, un’ancora lucida testimonianza della generosità e del senso civico dei bergamaschi, formato a partire dal 1917 con la nascita del Museo del Risorgimento nella Rocca cittadina, e nel tempo arricchito da continui innesti. Le Cartes de visite sull’epoca risorgimentale, e gli album fotografici familiari che raccontano il periodo storico crocevia dell’Unità, costituiscono l’essenza di questo fondo particolare.
Le raccolte somministrate non riguardano però solo la storia del Novecento della città, ma investono anche la provincia, per molti aspetti molto vicina, non solo geograficamente, al capoluogo. E allora come non menzionare il Fondo Studio Pesenti di Ponte San Pietro, di Angelica Pesenti, che qualcuno ricorda per una collaborazione con il Campo di Aviazione del paese, un luogo d’elezione maschile a cui la fotografia della Pesenti riesce comunque ad accedere.

L’itinerario scava poi nei fondi di fotografi bergamaschi che hanno operato e si sono affermati come punti di riferimento in settori particolari. Si veda per esempio Gianfermo Musitelli e la sua passione per l’aviazione, che lo ha portato a celebrare manifestazioni aeronautiche, crociere aeree di propaganda, attività di aeroporti e basi militari durante gli eventi bellici. O Pietro Gentili, fotonarratore del periodo fascista in cui ha vissuto. E capita anche di imbattersi in una serie di transatlantici, apparentemente “fuori tema”: sono quelli del Fondo Agenzia Viaggi Lorandi, utilizzati a fini promozionali dall’agenzia.
Volendo sintetizzare il tipo di percorso immersivo che si snoda negli ambienti dell’ex convento, è a mano a mano che la produzione dei grandi fotografi orobici si storicizzs ed entra in particolari fondi archivistici, che si percepisce meglio la qualità e la rilevanza culturale di questo sterminato lavoro. La mostra è aperta il venerdì dalle 10 alle 19 e il sabato dalle 10 alle 22.