Andare oltre l’opera e ciò che l’occhio ci fa percepire, dedicando tempo all’immagine e iniziando realmente a guardare.
Un esercizio della mente che l’israeliano Oren Eliav (1975), consentirà di fare ai visitatori di Building dal 15 settembre al 17 ottobre grazie a Mount Zero, in quella che è pensata per essere un’opportunità per analizzare l’atto del guardare. Nei quattro piani dell’edificio espositivo milanese, attraverso la proposta di 26 opere dell’artista che vive e lavora a Tel Aviv, si può apprezzare una tecnica realizzativa che si avvale di fenomeni ottici applicati alle immagini, per analizzare la complessa relazione tra vedere e credere.
Le 4 sezioni (Foot of the Mountain, Crossing, Crossing at Night e Equalizer) riguardano altrettanti capitoli in cui si suddivide il percorso. Apre l’itinerario un ampio paesaggio che ci fa immergere in mutevoli prospettive e sottili variazioni cromatiche all’interno di immagini sincopate, accennando a ciò che sta per svolgersi mentre ci spostiamo nello spazio.

Al primo piano, al secondo capitolo, intitolato Crossing, i visitatori sono accolti da un’opera a più riquadri che ribadisce l’azione intrapresa, mentre l’elemento umano viene fugacemente introdotto. Pietra, acqua e luce risuonano nella pittura, spinti da audaci pennellate e smalti delicati. Quindi, al terzo piano si passa alla notte, dove l’opera Crossing ci appare come un’eloquente allucinazione della fuga notturna di due persone, una che trasporta l’altra, come in un sogno, rivelando la loro essenza più umana e compassionevole. I protagonisti di quest’opera si accompagnano l’un l’altro nel loro viaggio attraverso lo spazio e nel tempo.
Proseguendo verso la cima incontriamo Equalizer, il terzo piano caratterizzato da opere prevalentemente rosse, è definito dall’artista “un momento orizzontale e neutrale di cessazione”. Le cime e le gole che ci hanno accompagnato fino ad ora a questo punto si incontrano finalmente nel mezzo, stabilizzandosi sullo stesso piano, al punto esatto corrispondente allo zero. In questo vuoto, la storia sembra raggiungere un punto, che potrebbe essere quello di arrivo o di una nuova partenza. La vita sembra concludersi o forse posizionarsi ad un nuovo inizio.
Il risultato di questo cammino verticale ci offre l’idea di un paesaggio mosso, uno spazio immaginario in cui le montagne emergono e si consumano, dove le pietre si trasformano in fiori e la vita continua ad apparire e scomparire.
