GP Monza, polemica fascista sul manifesto: risponde l’esperto futurismo Scudiero

La polemica politico-artistica sul prossimo GP d’Italia era difficilmente pronosticabile, ma la politica brianzola è riuscita a sfoderare questo colpo inaspettato, portando sul terreno della bagarre niente meno che il futurismo e quel legame da sempre controverso con il fascismo.

L’alterco curioso è nato per il manifesto utilizzato per promuovere l’evento, che mostra chiari riferimenti all’arte futurista, e in particolare da una frase pubblicata sui social dell’ex presidente della Provincia, Roberto Invernizzi, che ha ironizzato sulla sua pagina personale con il commento “A chi il Gran Premio? A noi!”, con riferimento fin troppo evidente ai discorsi del Duce.

Un’uscita che evidentemente non è andata giù ad alcuni esponenti della Lega, che attualmente guida sia la Provincia che la Regione. ”Qualcuno ha pensato bene di costruire, sopra a questa immagine, una ridicola polemica legata all’apologia di fascismo. Spero che faccia retromarcia prima di imbarcarsi in misere figuracce sia sulla storia dell’arte che su quella dell’automobilismo sportivo. Non vorrei infatti che la furia iconoclasta resti priva di controllo e si finisca per chiedere la chiusura del Museo del Novecento a Milano”. Così il capogruppo in Regione della Lega Andrea Monti in risposta a Invernizzi.

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L’eterno dibattimento sulle implicazioni dell’avanguardia più dinamica e avveniristica con il regime ha trovato l’ennesimo suolo fertile. Ha le credenziali per dare un giudizio di merito su questo tipo di lettura Maurizio Scudiero, direttore dell’Archivio Depero di Rovereto, che al riguardo ha una posizione ben chiara. “Il futurismo dopo il 1919 si è aperto a 180 gradi a tutte le tendenze artistiche e ideologiche. Percui vi erano sia futuristi fascisti, ma anche futuristi comunisti. Ed è bene sottolineare anche che dal 1921 al 1929 Mussolini e Marinetti si trovavano su posizioni distanti a riguardo, dal momento che i futuristi volevano un’Italia repubblicana e laica, mentre i fascisti no. Se non si conosce la storia si possono dire baggianate come questa”.

In ogni caso, delle tante ipotesi e teorie profuse su questo fronte delicato, il punto piuttosto fermo è che è forse più vera l’idea che il fascismo abbia preso spunto dal futurismo, che non viceversa. Dal 1918 in Italia l’indiscutibile matrice rivoluzionaria e reazionaria del futurismo, proprio come quella del fascismo, diventa ancora più forte. Ma non si può certo dire con questo che il fascismo si sia messo al servizio del futurismo: per fare un esempio, dei modelli di edifici del regime dati da progettare ai rappresentanti del movimento, ben pochi furono poi fatti erigere.

maurizio scudiero -
Maurizio Scudiero

Per quanto riguarda la presunta ideologia totalitarista di alcuni futuristi, Depero su tutti, va invece osservato come il lavorare per un’istituzione pubblica come il regime fosse per l’artista trentino una necessità, e in quanto tale non negoziabile per mere motivazioni etiche.

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