Anche il Parco di Montevecchia, nella bassa provincia lecchese, può fregiarsi di avere il suo magico “antro di Efesto”. Un angolo di spensieratezza a cielo aperto dedicato all’arte multidisciplinare, in continuo fermento e divenire. Il poliedrico forgiatore del lembo di terra fuori dall’ordinario che è la Casa delle Muse di Sirtori, l’architetto milanese Giorgio Riva, dal 2005 non stupisce più soltanto se stesso.
Così anche il pubblico, singoli, scolaresche e gruppi di visitatori, possono ammirare la sua iconica residenza progettata nel “69, circondata da un parco da sogno e adagiata sulle colline di Sirtori, nella Brianza casatese. Riempire questo incantevole poggio naturale facendolo dialogare con le sue “luminose”, installazioni radiose che tirano fuori il meglio della loro essenza all’imbrunire e di notte, è stata la sua sfida più avvincente nel nuovo millennio. Specialmente perchè non è cosa semplice ritrovare in altri contesti un’opera complessiva di queste proporzioni e così ben armonizzata fra tutte le sue parti. Proprio in forza di questa sua spiccata personalità, non mancano le premesse per inserire il sito nell’Olimpo dei musei atipici italiani, dopo gli ingressi nel sistema museale lecchese come Museo dei Tre Tetti (nome che riprende la forma della copertura), e nell’ICOM (International Council of Museums).
All’interno del complesso organico, l’artista ha trovato il modo di fondere, facendoli convivere, linguaggi espressivi diversi, fra i quali il visitatore può camminare liberamente lasciandosi sorprendere. Dall’arte del paesaggio a quella della luce, dall’architettura alla scultura passando dalla pittura, fino alla poesia e alla musica e al teatro. Nessun elemento dell’articolazione ha carattere autoreferenziale, con le sculture esterne pensate per integrarsi con la boscaglia e la vegetazione collinare.

E se le luminose rappresentano indubbiamente la maggior fonte di interesse durante il periodo di apertura del museo, che generalmente anima i weekend dal periodo estivo fino all’autunno inoltrato, anche l’interno “dell’antro” rivela curiosità espressive che riflettono una mente aperta, capace di connettere saperi che spaziano dall’antropologia all’informatica, dalla pittura alla scultura fino all’architettura, talvolta senza che nemmeno l’artefice se ne renda conto. “Molto spesso mi svanisce tra le dita il confine tra pittura, scultura e architettura”, riporta l’artista di se stesso. Dentro la casa è come un altro piccolo museo che svela opere d’arte.
A catturare l’attenzione alle pareti si stagliano i “foglio-plasma”, “bassorilievi” realizzati con resine particolari che assumono fisionomie diverse a seconda dell’orientamento e dell’illuminazione. Anche qui, l’analisi di queste creazioni tridimensionali ha aiutato Riva a far luce su alcune idee organizzanti del pensiero visivo umano. Purtroppo sul finire degli anni “90, a causa delle alte dosi di benzolo, toluolo e altri veleni che ne stavano pregiudicando la salute, l’artista ha dovuto chiudere questo affascinante capitolo. Altre tipologie di bassorilievi, in questo caso in legno multistrato, gli “xilo-plasma”, hanno un’anima seducente data dalla loro insolita modalità compositiva che porta a modellarli con getti di sabbia in aria compressa.

Progetto in continuo arricchimento, nel tempo alla Casa delle Muse si sono affacciate nuove idee per allargare l’orizzonte artistico esposto in questa fucina della creatività senza limiti, sostenute grazie alla collaborazione di Riva con affermati esponenti di altri campi. Un processo ben testimoniato dal Teatrino dell’erba Maderna, nato ai bordi del bosco dall’idea ambiziosa di riassumere i rapporti spazio-visivi del capolavoro greco di Epidauro, e impreziosito da alcune luminose. Un luogo che può svolgere sia una funzione intrattenitiva, come anche essere contemplato.
E tra le iniziative più insolite e innovative azzardate dall’artista rientra senz’altro anche l’opera videoacustica A quattro mani, presentata nel 2009 in Triennale Milano e composta insieme al maestro Francesco Rampichini. Esperienza sensoriale di ampia visione, che concretizza le indagini di Riva sul fronte della spazializzazione del suono, tramite la fusione di musica e pittura in un unico video-acustico.
L’assortimento visibile nel museo oggi non conosce confini invalicabili, tanto che per una consultazione complessiva è stato predisposto un sito internet che favorisce la visione a volo d’uccello di tutto l’insieme, con la possibilità di approfondire le opere inserite in un catalogo digitale. Si tenga poi presente che per avere un quadro ancora più esaustivo sul suo operato versatile, la produzione di Riva si spinge anche al di là della collezione visibile a Sirtori, e che altre sue prelibatezze visive sono disseminate al Palazzo della Permanente di Milano.