Nel segno dell’inclusione, la Galleria Bianconi di Milano dal 24 settembre ha aperto le porte nella stagione autunnale a ben otto esempi di comunità. Gran parte estratte da contesti e sfondi urbani, pur nella loro diversità, tutte dipingono il metodo sul campo adottato da Paola Di Bello, per realizzare quelli che hanno tutte le credenziali di esperimenti sociali. “Comunità” è la parola chiave che accomuna le esperienze che la fotografa e videomaker (Napoli, 1961) attiva a Milano e da sempre molto interessata al riscontro sociale e civile dei suoi progetti, ha raccolto dal 1988 al 2006 nella mostra Citizens, curata da Francesco Zanot, fino al 6 novembre aperta nello spazio milanese.
Ma quella in corso in zona Lima si delinea non soltanto come un’antologica associata a un arco cronologico preciso, ma è basata anche su un tema capace di tenere uniti gli otto cicli prodotti nel corso del lasso temporale in esame. Fra i casi particolari del concetto di “comunità”, la mostra ci illumina sulla possibilità di definire in questo modo anche un insieme di elementi del mondo animale che si danno un’identità collettiva: il riferimento è ad un gruppo di lucciole fotoimpresse sulla pellicola, apparse nel progetto omonimo (1988-91), pur senza andare fuori tema. Anche ne La disparition (1995) la comunità dei passeggeri parigini della metropolitana non è facilmente rintracciabile. Di volti non v’è traccia, eppure quei punti sgualciti sulle mappe per l’orientamento che si ritrovano ad ogni stazione di tutto il sistema, ingranditi su carta fotografica dall’artista, non lasciano dubbi sul valore collettivo, seppur involontario, di quella rete indefinita che unisce viaggiatori occasionali, turisti e chissà quali altre categorie.
In Bildung (1995-2003) il test è nato e si è sviluppato completamente in ambito scolastico. Approfittando della sua cattedra di fotografia in una scuola superiore, la Di Bello ha sottoposto all’esperimento sociale i propri studenti, immortalati il primo giorno di scuola delle superiori e il giorno dell’orale di maturità. L’accostamento delle immagini, oltre a mettere in grande risalto le differenze “maturate” nel periodo esistenziale forse di maggior cambiamento fisionomico, in una finestra comunque rilevante perchè quinquennale, ha anche messo a nudo il processo particolare di questa fase della vita dove “non s’invecchia”, ma si muta il proprio aspetto. Con Framing the Community (2006-2014) il concetto comunitario assume un’identità ancora più definita e visivamente tangibile, più vicina all’immaginario comune. L’idea qui è stata quella di costruire un set fotografico nell’ex Stecca degli Artigiani di via De Castillia, simbolo della Milano dell’Ottocento, che da qualche anno ha fatto spazio al rinomato e artisticamente controverso Bosco Verticale firmato dal celebre archistar Stefano Boeri.
I volantini hanno fatto da richiamo per curiosi e persone interessate ad un servizio in questo sito diroccato, all’epoca dismesso e riadattato, con uno sfondo dal sapore decisamente urbano. Le foto in questo caso parlano da sole e descrivono tutta l’essenza di un’idea d’autore, sicuramente non convenzionale. Rischiano pene molto severe (1998) rappresenta invece un piccolo riscatto offerto dall’artista ai senzatetto milanesi, tipicamente sdraiati sotto le coperte, qui rimessi in piedi e “risollevati” della loro condizione, ruotando di 90° ciascuna foto, in una sorta anche di auspicio dell’immaginazione per il miglioramento del loro stato. Anche lo sport talvolta sa creare vortici comunitari, come le spirali che si creano sulle torri dello stadio dallo sfollamento dei tifosi a San Siro. La prospettiva è visibile ogni domenica, ma catturarla è un’altra cosa, è un’arte, e in Video-stadio (1998) si può cogliere meglio la genialità dell’intuizione. Da San Siro a Sao Paulo (2002), l’atmosfera cambia completamente, con la percezione di una comunità malinconica: quello proposto in video realizzato insieme ad Armin Linke, è un viaggio riflessivo di pochi minuti nella dura e complessa realtà delle favelas brasiliane, dove le scene in serie cambiano con un sistema in dissolvenza che le tiene insieme.
Da ultimo, Mirafiori (2002) ci porta ad esplorare come sia cambiato il quartiere torinese, per lungo tempo una delle tante anime territoriali della FIAT, che ha poi preso una strada nuova. Tante le comunità nate in una zona a forte vocazione industriale, ma che conserva comunque potenzialità insospettabili, come ridenti angoli verdi. Progetti molto diversi tra loro, basati talvolta sulla mera osservazione dell’artista, altre sulla partecipazione dei soggetti, che esprimono una modalità di un concetto che antropologicamente non ha in effetti un valore univoco, ma si apre a molteplici interpretazioni, a volte davvero inaspettate. Conferendo all’antologica un aspetto molto sui generis.
Info
Citizens
Paola Di Bello
24 settembre – 06 novembre 2020
dal lunedì al venerdì
10.00 – 13.00 / 14.30 – 19.00
Galleria Bianconi – Via Lecco 20, Milano