Tanti sono i presunti annunciatori del cataclisma in cui ci siamo drammaticamente imbattuti in quest’annus horribilis. Si parla in qualche caso di maghi del futuro estratti dai meandri dell’oblìo dai media. Molto meno folta dall’altra parte è la schiera dei preconizzatori “certificati”. Le parole, si sa, tendono a volare via come il vento, e non c’era dubbio che nell’epoca marchiata dalla sistematica inattendibilità della fonte, si assistesse ad un assalto dei profeti del terzo millennio alla ricerca del momento ideale per finire nell’occhio della ribalta. Quella fama che oggi è sempre più facile crearsi in tempi rapidi, e ancor più semplice perdere in fretta, laddove l’onestà sia nascosta sotto mentite spoglie. Ma quando le parole sono ben salde alla carta, di dubbi ne restano ben pochi.
E tra chi ha saputo costruirsi un’identità basata sulla qualità dell’arte, Davide Foschi è un nome che merita di spendervi qualche parola in più di attenzione. Il personaggio è già rinomato per essere il fondatore di una corrente, il metateismo, che oltrepassa le rigide e preimposte contrapposizioni interne in nome di una bellezza da privilegiare sempre e comunque da ovunque essa provenga – concetto forse trascurato nell’ultimo decennio in molti contesti, senza che tuttavia spesso ce ne si accorgesse – e del Nuovo Rinascimento, concettualmente legato al primo in maniera stretta.
Figura al di fuori dei canali commerciali più tradizionali dell’arte, è in risalto da almeno una decade per aver realizzato una “Pietà” d’ispirazione michelangiolesca intrisa di fascino misterioso, per l’imprevedibilità degli elementi che periodicamente affiorano dalla sua magica superficie. La recente novità che si è aggiunta alle armi a disposizione di Foschi, nella sua missione di spronarci a guardare al passato per creare le condizioni per un presente migliore, è Viaggiatore del Tempo, una raccolta di poesie edita da Aimagazinebooks – il primo atto di una collana dedicata al Nuovo Rinascimento foschiano – che vanno di pari passo con il vissuto molto particolare e quasi magico di questo artista contemporaneo e dalla fervente anima rinascimentale.

E così, come in cuor suo aleggia il desiderio di una nuova era culturale, di artisti che abbiano dentro di sé veri valori da comunicare, allo stesso tempo Foschi, in una delle sue “tracce” visionarie della collezione che passa in rassegna 35 anni di vita, nel 2019, scrivendo il suo ultimo componimento della serie, parlava di “nuova era” in relazione ad un tempo che doveva ancora venire. Una fase dominata da una “febbre che nessun veleno sa curare”. E quale riferimento più esplicito alla bolla pandemica del Covid-19?
A questo proposito l’autore auspica l’arrivo di un nuovo mondo in cui “un turbinio di spiriti dipinga il domani con colori inesplorati”, e” che suoni le corde delle danzanti sfere”. Foschi ci invita allora ad avere la coscienza che questo è il principio, il “seme” della nuova era di cui parla. Dove questo poi ci porti, lo sapremo vivendo, ma è già impressionante, forse anche condizionante – se letto prima della pandemia – il fatto che il nuovo periodo sia segnato dalla comparsa di Lucifero che s’innalza. Un presagio inconfondibilmente forte.
La preannunciazione di Foschi
“Quando ad inizio 2019 scrissi “Nuova Era”, la mia intenzione era quella di spostare il “viaggio nel Tempo” al domani, al futuro. Dopo il lavoro di tanti anni sulla riconquista poetica dello spirito del passato da cui dipende tutto ciò che stiamo vivendo oggi, i versi dedicati all’amore sulla cui asse ruota tutto l’universo, le poesie esistenziali filosofiche sul nostro rapporto con lo Spazio/Tempo e i versi iniziali de “Il Viaggio” dedicata alla mia “Near Death Experience” vissuta nel 1985, sentii che potevo rimettermi nella situazione di meditazione profonda che avevo già vissuto con la nascita de “La Pietà”.
L’ultima poesia del libro nacque così. In quello stato di “trance” i versi sono venuti da sé e così li ho accettati, pur non comprendendo da subito il loro significato. Ecco che ho descritto quello che allora era il prossimo futuro e che ora è il presente, il nuovo status umano, ridotto a “detriti d’anime perse e sparse”, un “dedalo” dove ogni popolo perde la propria anima di nazione e tradizione a favore del nazionalismo, della vittoria delle forze avverse a qualunque forma di spiritualità.
“Lucipher s’innalza” decreta il divampare del panico e della paura mondiale; “Ahriman”, l’antica entità demoniaca di zoroastriana memoria, “s’estende” impersonificando il sempre maggior dominio del materialismo e dell’illusione che sia la tecnologia e non la Coscienza a poter governare con rettitudine il mondo e gli uomini. Il verso chiave, quello di cui ora tutti stan parlando, che cita “una febbre che nessun veleno (e come indica la tradizione, nessun farmaco n.d.a.) sa curare” era allora il più misterioso, pressochè inspiegabile razionalmente. Ora è quanto mai chiaro, purtroppo. Questo virus pandemico non è la causa di questo stato di cose ma il sintomo. L’umanità ha sempre affrontato pandemie, anche molto più letali e distruttive eppure questa sta causando nei fatti una sorta di terza guerra mondiale, a livello economico e sociale soprattutto.
Nella seconda e terza parte della poesia, i versi ci danno una speranza ma solo indicandoci un percorso preciso, di condivisione, di riscoperta della sacralità umana e di viaggio in noi stessi, al di là del Tempo e dello Spazio, l’unica vera ricetta per uscire dalla trappola storica in cui ci troviamo. Non ci sono scorciatoie, né politiche né tanto meno tecnologiche: se si seguirà solo questa strada “il virus” resterà per sempre nella nostra società, cambierà nome e forma di anno in anno ma trasformerà per decenni e forse per sempre le nostre vite, costringendoci a sopravvivere, malgrado vaccinazioni, cure e chip elettronici vari, quotidianamente mascherati e isolati l’uno dall’altro, privi di ogni tipo di vera cultura da condividere. Così facendo ridurremo l’umano in disumano. La Coscienza è da sempre l’unica vera cura del mal di vivere dell’essere umano. Quando si è su una certa strada, memoria e profezia non hanno alcuna differenza”.
Nuova Era – Davide Foschi (2019) [da Viaggiatore del Tempo, AIMagazinebOOks, 2020]
Detriti d'anime perse sparse nel dedalo sentire comune non vi è più popolo, fede nè morte millenni giunti al dunque d'una febbre che nessun veleno sa curare col sudore degli dei arcani eventi s'inseguono sale zolfo e mercurio muti s'ammorbano in se stessi Lucipher s'innalza Ahriman s'estende un nuovo mondo va iniziato urge silente un turbinio di spiriti che dipinga il domani con colori inesplorati che suoni le corde delle danzanti sfere nuovi versi e mute rime brucino l'ardire del prossimo universo ricorda il futuro prevedi il passato sovverti il presente nelle tue mani già tremanti della Nuova Era questo è il seme