A volte risplendono, altre si degradano ancora di più, ma le periferie abbandonate quando finiscono al centro di progetti di “recupero” firmati da Alexandre Bavard, non appaiono mai come siamo abituati a vederle. In effetti l’ex writer, per gli addetti Mosa, sembra averci preso gusto con i suoi focus sulla Neo-archeologia.
All’Avantgarden Gallery di Milano, realtà che lavora dal 2007 sulle potenzialità dei fenomeni artistici del comparto underground, il georgiano – da anni attivo a Parigi – ha infatti dato vita in Acid Bleach dal 29 ottobre, ad una scenografia teatrale distopica frutto di tre settimane di “art in residence”, se così vogliamo chiamarla. Come già fatto nel 2018 al Macao per la mostra Coco Galba, nella location di via Tertulliano, Mosa ha giocato sull’immagine di queste aree isolate, nella visione comune sinonimo di degrado. Ma se nell’occasione precedente le periferie erano diventate insolite reliquie, che, per come ce le descriveva l’artista, ci apparivano persino quasi civilizzate, qui il quadro offerto è di ben altro tenore, desolante: un wasteland, come ama definirlo lui stesso. Le opere proposte impattano clamorosamente alla vista grazie al metodo della scoloritura tramite candeggina (tecnicamente “bleach”) applicata a tele dal gusto informale.
Ad animare il tutto contribuisce uno spazio disseminato di readymade ottenuti ricorrendo abilmente ad abiti, copertoni, taniche e altri oggetti di uso comune, cosparsi di resina, per un effetto di straniazione totale della scena, mentre pezzi di cemento e reti instillano nello spettatore un senso di perdita a dir poco spaesante. La presenza umana è azzerata e il messaggio dato al pubblico, informato a priori di questa nuova possibile era, sembra molto chiaro: tutto è da ricostruire. Il quadro è diventato inoltre scenografia ideale per vedere in azione una performance dominata dalle creature della wasteland bavardiana, curata da Sofia Baldi e intitolata People of Ruins, grazie alla collaborazione con Lobo, laboratorio multidisciplinare e d’avanguardia di artisti e psicologici nato e diretto dalla mente di Virginia Roghi.
Quello che ha creato Mosa con questa sua articolata ricostruzione personalizzata della “periferia degenerata”, comprensiva di performance e creazione sonora, è in definitiva riassumibile con il termine Bulky, sistema di tracciamento del movimento generativo della tag, che supera l’idea riduttiva di una trasposizione espositiva sulla tela, grazie ad un processo di intellettualizzazione della calligrafia di strada e il ricorso alla danza.
Info
Acid Bleach
Alexandre Bavard aka Mosa, a cura di Manfredi Bonelli Bonetti
Avantgarden Gallery, via Tertulliano 68, Milano
30 ottobre-27 novembre (fino al 10 dicembre su appuntamento 340-3513709)