La fantasia a completo servizio dell’arte: i mondi emozionali di Anna Russo

Dalla visuale di chi vede bambini fantasticare giocando tra loro su un ultimo pezzetto di eden terrestre rimasto, il suo mondo deve viaggiare per forza in un’altra galassia rispetto alla Terra. Questa è l’anima di Anna Russo (1965): posa la mente in una dimensione leggera e spensierata, tipica dei bambini, e intorno ci costruisce universi tutti suoi. A volte poi torna sul nostro pianeta, ma non nasconde un certo disagio. Questo insolito esercizio di immaginazione, per lei una pratica del tutto abituale, lo applica senza distinzione di campo alla musica, alla scrittura – dal 2005 scrive romanzi per ragazzi, molti premiati con riconoscimenti di settore – e all’arte in senso stretto.

A proposito dell’arte in particolare, dopo aver realizzato per diverso tempo bassorilievi pittorici astratti, senza mai trovare nei propri lavori una forma per così dire definitiva, nei primi anni Duemila, proprio la scrittura l’ha portata a sperimentare una formula inedita che è il caso di definire avvincente, vista la natura narrativa del suo apparire. “È trascorso molto tempo da quell’episodio di passaggio – racconta Anna – Dopo aver concluso una delle mie composizioni a bassorilievo, mia figlia, all’epoca ancora piccola, (allora aveva tre anni) incise il suo nome in basso sulla tela in un momento in cui mi ero allontanata. Al mio ritorno, per quanto arrabbiata non potei dirle nulla, naturalmente. Anzi, fu allora che colsi l’ispirazione dell’attimo per trasformare la scrittura in un atto artistico, e devo dire che fu la chiave giusta per aprire un nuovo mondo da esplorare, pieno di emozioni”. Da lì sono nati i “bassorilievi a graffio”, opere dallo stile immancabilmente poetico, un marchio della casa che passa dalla calligrafia pulita di Anna e dall’essenza racchiusa in una miscela ben congegnata di cementi che raffinano l’atmosfera di ambienti interni, dando un tocco di eleganza esclusiva all’arredo.

Soggetti dei suoi libri aperti graffiati sono spesso simboli della letteratura più colta, vedere Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry. “Quando mi accade di mostrare da vicino le opere in occasione delle conferenze che tengo nelle scuole, per promuovere i valori sociali e culturali dei miei romanzi, inutile dire che rimango inevitabilmente colpita dalle sfide dei bambini nel provare a decifrarne il contenuto”. Sulla scia dell’estasi dell’esperimento riuscito, e solleticata dall’indomita fantasia, pochi anni dopo Anna ha portato le sue narrazioni calligrafiche ad un nuovo stadio, dando vita a mondi sferici in resina intrisi di emozioni svariate. Ad ogni colore si accende il corrispettivo mondo sentimentale, ciascuno tenuto in piedi da mani che conferiscono quel plus di umanità a sorreggere ogni stato mentale. Da qui la serie immaginifica The world in your hand.

Le stesse mani che danno stabilità ai sentimenti, scappano invece nella serie numerata delle Vie di fuga, quadri concettuali dove traspare forte tutta l’influenza spazialista di Lucio Fontana. Da cosa fuggano non si sa, ma come l’arte di Anna, ci lasciano il beneficio del dubbio e la possibilità di interpretarlo. Ecco perchè, per esempio, non si è mai dedicata all’espressione figurata. “Penso che la mente debba essere solo attivata dalle sollecitazioni artistiche, ma vada mantenuta libera di interpretare ogni cosa e prendere la direzione preferita. Il genere figurativo finisce con l’essere un’imposizione, e io questo non lo voglio. L’immaginazione è una parte essenziale del mio essere, per questo mi sento come avessi sempre 8 anni”. Insomma, un’arte che esige libertà d’interpretazione, per questo universale.

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