Treviglio, con Pianura Urbana il tributo alla natura generosa

Rinomato territorio fertile, la pianura della Bassa Bergamasca si è rivelata in tempi recenti feconda anche per la presa rapida di quella che si sta consolidando sempre più come l’arte del XXI secolo, complice – spesso – il coinvolgimento in iniziative a cielo aperto, di esponenti della Street Art di origine bergamasca quotati anche a livello internazionale. Il coordinamento della realizzazione di opere liberamente fruibili, lo sappiamo, arriva ormai da ogni tipo di attore. Per esempio a Treviglio, uno dei centri che si sono concretamente attivati per promuovere questa forma espressiva, nel 2018 l’associazione Nuvole in viaggio, già ideatrice dell’apprezzato festival TreviglioPoesia, si è cimentata nell’organizzazione di Pianura Urbana, programma di eventi creativi che ha portato in città alcuni validi artisti del capoluogo orobico. Immediato nell’etichetta sembra essere il riferimento al rapporto difficile uomo-ambiente, con il secondo spesso relegato a strumento passivo nelle mani del primo.

Senza snaturare la loro personale visione del genere urban, hanno cercato quindi di entrare in simbiosi con la storia e l’atmosfera dei luoghi dove hanno lasciato i segni del loro passaggio. La stessa direzione artistica del progetto è ricaduta su un volto conosciuto anche nel panorama europeo come Paolo Baraldi, meglio noto con il nick Il Baro. L’idea si è sviluppata in open projects che hanno visto all’opera in primavera Alessandra Odoni, in arte Ale Senso, su una parete della storica Cascina Pelesa nella frazione di Castel Cerreto. Sullo sfondo della campagna trevigliese si staglia una scena che riprende il soggetto de L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, cresciuto in queste terre dove l’agricoltura era l’attività principe: una fotografia nostalgica dei tempi andati, a cui si aggiungono dettagli a metà fra realtà e leggenda, quelli del lago Gerundo e del drago Tarantasio, mentre lo stesso Baro ha lavorato su un muro del centro storico, dando vita ad un organismo multicolore di gusto astratto segnato da una linea nera identificativa dello stile dell’artista.

Ed è ancora nel segno del legame forte tra natura e luogo ospitante, che Francesco Carta, aka Crisa, sardo ma dal profilo decisamente diffuso anche fuori dall’isola, nel settembre seguente ha portato una bella fetta di verde in due luoghi importanti per la comunità trevigliese, come sono la Cooperativa Famiglie Lavoratori di viale Piave e il parco della biblioteca civica, nel secondo atto. Una natura rigogliosa e ribelle verso l’oppressione imposta dall’uomo, con un’impronta quasi da illustrazione, ricopre tutto lo spazio disponibile, assediando travi e stecche di legno su cui è abbarbicata, in una risposta reazionaria ma comprensibile.

Nel 2019 il progetto si è aggiornato sconfinando il limes trevigliese, e approdando su quattro cavalcavia della SP 472 tra Arzago e Casirate, sulla strada Bergamina: 7 gli artisti coinvolti, Paolo Il Baro, Sea, Nemo’s, Nabla & Zibe, Manu Invisible, Dissenso Cognitivo e Ale Senso hanno così raccontato una contemporaneità troppo crudele nei confronti di una natura che qui, nella pianura bergamasca, segnata dal corso dei fiumi Adda e Serio, un tempo non solo dominava, ma offriva anche le risorse per il sostentamento a questa fascia di territorio.

La sede della Cooperativa Famiglie Lavoratori (CFL) in viale Piave, rinfrescata da Crisa (2018)

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