Ammantata dalla nebbia che avvolge il luogo delle misteriose piramidi lombarde, presunto teatro privilegiato di antichi insediamenti umani documentati, a Montevecchia sembra sopravvivere una regola non scritta che impone di preservare le attività che l’hanno caratterizzata in un passato non così remoto. Anche se le sue origini – è bene ricordare – si attestano ben prima, in epoca romana. E in effetti nel continuare quell’attitudine locale a conservare tracce del paesaggio è racchiuso forse uno dei valori più interessanti dell’operazione che lo studio A25architetti di Sirtori ha firmato nel 2020, attraverso il progetto di recupero di un vecchio casolare nella zona “alta” di Montevecchia.
Il luogo detta la regola della continuità
La “perla della Brianza” brulica di buoni motivi per inoltrarsi nell’anima verde del parco regionale che porta il suo nome. Concettualmente è una scelta che, almeno da un punto di vista della vocazione territoriale, ricalca la (relativamente) recente volontà di riprendere la coltivazione e l’annessa produzione vitivinicola tramite il sistema dei terrazzamenti, dopo decenni di decisioni diverse, che hanno portato all’abbandono di questo tipo di sfruttamento dei dolci declivi della ridente località brianzola. Alla piccola scala si può dire che il recupero dell’edificio tipicamente rustico abbia ricalcato la stessa idea, in questo caso con una discriminante imposta dai tempi e dagli scopi, come la conversione della destinazione d’uso.
Il progetto in equilibrio fra tradizione e innovazione
È su queste basi di studio dei valori preesistenti e delle necessità della committenza, che ha preso vita un prospetto interessante che non ha disperso la continuità rispetto alle “esigenze” del paesaggio circostante, divenendone invece una sorta di appendice naturale nella selezione dei materiali, che peraltro non inficiano sul comfort e la vivibilità dell’abitazione. L’utilizzo della pietra al pian terreno e del legno al primo livello è fortemente indicativo di questa volontà di non disperdere l’essenza locale e la ruralità come punti di forza del territorio, evidente ad uno sguardo d’insieme a tutto il complesso, mentre la ristrutturazione si è fondata sulla trasformazione di tre ambienti attigui fondamentali nel precedente assetto rustico dello stabile: parliamo di una vecchia cantina voltata, ex spazio funzionale utilizzato per la trasformazione del mosto e la conservazione del vino, oggi adibito a locale ludico e per eventi con ospiti; di un deposito aperto sullo spazio esterno, che ora si presenta rivisto come porticato in diretta relazione con l’abitazione; e dell’ex magazzino con l’annesso fienile, zona abitata della casa, impostata su due livelli e comunicante direttamente con la cantina e il deposito.
E se necessarie e attente operazioni di “leggera conversione” delle superfici agli scopi abitativi hanno riconsegnato la cantina e il vecchio deposito con la loro autentica anima in muratura mista (pietra calcarea e di molera), peraltro la stessa che borda i terrazzamenti, più impattante si è rivelato il nuovo impianto visivo del vecchio magazzino con fienile. Ora la zona accoglie l’ingresso e la cucina, quindi il soggiorno e il bagno in un’area leggermente rialzata, mentre tramite una scala si accede alle camere da letto e ai servizi igienici. Il tutto inserito in uno spazio a doppia altezza che ricorda la sua antica funzione rurale. Perciò l’involucro della struttura si può dire conservato e risparmiato a beneficio di una revisione delle necessità di un insediamento con caratteristiche diverse. Da qualsiasi prospettiva però si guardi questo casolare rinnovato, sembra comunque regnare la regola della comunicazione dei vani e delle zone mediante fermi punti architettonici: come l’arco in pietra bocciardata che non fa da cesura, ma piuttosto da punto di contatto che unisce cantina e ingresso sottolineando il varco fra due poli della casa spesso nell’ottica comune in antitesi concettuale; o il grande serramento che divide la cucina dal portico.
Esiti e riconoscimenti
La spiccata simbiosi tra insediamento e contesto ospitante si è resa quindi necessaria per mantenere quella stessa coerenza che ha mosso chi alla tradizione ha saputo unire l’utilità, riportando in questo idillio collinare della Brianza un patrimonio di saperi teorici e tecnici come il mondo dei terrazzamenti. Lo spirito rinnovatore e al contempo rispettoso e non guastatore dell’essenza di un luogo magico, anche perché in linea d’aria prossimo alla città e a centri più densamente popolati, a quanto pare è stato percepito anche dal Consiglio Nazionale degli Architetti, che ha conferito allo studio il Premio Giovane Talento dell’Architettura Italiana 2021.
Crediti Foto nell’articolo: Marcello Mariana