Anche i muri si possono pensare come libri aperti che raccontano un passato fatto di quella genuinità tipica dei paesi “alimentati” dalle attività di campagna. Basta solo volerlo, e come spesso è necessario in questi casi, trovare supporti e committenti interessati. A Paina di Giussano l’associazione culturale Arteinsieme Angelo Bartesaghi si è fatta carico di trasformare questo virtuoso proposito dal sapore localistico, in una brillante realtà intitolata Laboratorio Paina (anche se di sperimentale a nostro avviso c’è ben poco) che riporta alla memoria degli abitanti, visualizzandole in forma di murales, memorie e tradizioni di un vivere ordinario nell’Ottocento.
Laboratorio Paina
Capitoli di storia di paese chiusi, ma non dispersi, grazie ad una modalità alternativa di tramandare l’identità del luogo sempre più in voga. Dal 2019 il gruppo formale recupera infatti questo sottofondo storico con una delle espressioni artistiche più congeniali del XXI secolo. La vita rustica della minimale cittadina brianzola è perciò riaffiorata ad esempio nella sua arteria nevralgica di Via IV Novembre, riportata a galla da immagini dalle tonalità sgargianti che per chi vive questo contesto non hanno bisogno di didascalie esplicative. Opere firmate dalle sapienti mani di Raffaele Francomano e Cesare Canali, sotto la supervisione di Enrico Galbiati e su progetto di Gianluca Cappellini.


Le tappe del progetto
Da una parte, sulla direttrice verso Seregno, si può così apprezzare un frame di vita contadina che ritrae una donna con una gerla sulle spalle, ravvivato dal contorno di animali campestri. A metà dello stesso corso un altro pezzo del trascorso della frazione giussanese si respira ammirando il murales del mitico “tranvai”, collegamento impensabile per l’epoca di ideazione ottocentesca, oggi che si sente parlare con forza riguardo ai nuovi progetti di mobilità pubblica, di metrotranvia, o in senso ancora più futuristico, di metropolitana leggera. Un’infrastruttura iconica che ha legato (per 27 chilometri!) Paina a Milano attraverso altre tappe intermedie brianzole, a Seregno, Carate, Desio, oltre allo step milanese di Niguarda, prima della graduale cessazione del servizio di trasporto nei tronchi in cui si articolava la linea interurbana, il cui primo atto di storia è culminato nei primi anni Duemila. E ora che è in corso la pianificazione su come riattivare il servizio, c’è chi ha invece pensato al modo di conservarne le tracce di quello che è stato, rimasto comunque nel materiale rotabile e nelle rotaie che segnano le strade del posto.
E allora, sempre in tema di segni del passato, cosa dire della vecchia chiesa di paese, la cui caratteristica cupola è “comparsa” in via Statuto? Sono operazioni che servono a tenere a mente che se il tempo passa, ci sono fatti o luoghi indelebili per chi lì ha le proprie radici. Come la Cooperativa di Consumo Brugazzo Paina che campeggia sulla parte più elevata di un caseggiato in via Verdi, altro emblema di un territorio che parla inevitabilmente di ruralità. L’ultima pagina di questo progetto ambizioso partito dall’umile voce di un’associazione locale (ma siamo sicuri che il libro si aggiornerà presto), è il murales commissionato dalla famiglia Longoni – una lunga esperienza nella lavorazione del legno – che in via Trieste in circa 100 metri quadri di colore, immortalando la figura di un falegname intento al suo lavoro, onora una delle attività più diffuse e fino a qualche decennio fa peculiari del manifatturiero in Brianza. Un progetto che, sembra quasi scontato ricordarlo, vive anche e soprattutto sulle imbeccate di una committenza che ha a cuore la trasmissione di un patrimonio territoriale incommensurabile che ha attraversato generazioni, cedendo il passo solo alla fretta di cambiamento del progresso.


