Dal sodalizio fra arte e natura, la Fornace Artistica Riva

Straordinario unicum brianzolo e simbolo di una manualità del territorio che combina arte e funzionalità in maniera oggi praticamente introvabile, anche per la continuità nella diffusione del sapere artigianale connesso, la Fornace Artistica Riva di Briosco dimostra ancora dopo un secolo di vita di resistere con uno stile riconosciuto tutto suo, dato da quell’inconfondibile aurea rosso bruciato, all’incedere del tempo. E lo fa con l’ormai acquisito punto di forza della materia prima locale.

Ora alla terza generazione gestionale dell’attuale conduttore, la famiglia Riva, ha saputo aggiornare nei decenni la propria immagine, comunicando con intelligenza l’idea di un polo visitabile per i motivi più disparati: dalle esigenze abitative all’appagamento puramente edonistico del visitatore più raffinato, regalato da un materiale dalle proprietà plastiche tanto comuni quanto ammalianti. La vera peculiarità e orgoglio del centro risiede però innanzitutto nel fatto di essere superstite di una serie di esemplari di fornaci che in quest’area hanno proliferato fin dall’Ottocento per l’influente presenza del fiume Lambro, teatro geologico ideale per la genesi e il deposito dell’argilla. Tanto da far guadagnare alla frazione di Fornaci la nomea di “villaggio nato sui mattoni”.

La Fornace Riva da Via XI Febbraio
Gli albori della fucina della creatività brioschese e il Novecento della Fornace
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La Riva però si è distinta nel tempo in quanto unica realtà di questo tipo ad essere approdata sino a noi passando attraverso un secolo di turbolenze e pressioni socio-culturali legate al rapido progresso, il Novecento, che l’ha vista come contesto di scambio culturale e di abilità fra artisti che qui trovavano strumenti e cornice ospitante decisamente graditi per potersi esprimere in libertà. A partire dai fondatori, Guido Persico e Augusto Rebattini, il cui lascìto creativo si può ammirare anche restando fuori dalla fornace. A pochi passi dal sito, lungo via XI febbraio, la “casa verde” fatta edificare da Rebattini infatti non paga pegno estetico al confronto con l’attiguo complesso produttivo.

Anche la chiesa di Fornaci (sequenza di foto in basso), sulla stessa direttrice stradale, pullula di pezzi in terracotta che suonano come sinceri omaggi degli amici di Rebattini al borgo minimale dell’alta Brianza, mentre l’esterno dell’edificio sacro è impreziosito da una via crucis in terracotta firmata da Giannino Castiglioni, un altro dei tanti artisti che qui hanno trovato una sorprendente linfa creativa, dando vita a statue e bassorilievi anche di dimensioni importanti. Tanto devoti al luogo di ispirazione da lasciare in qualche caso persino i bozzetti preparatori dei lavori definitivi migliori in eredità alla fornace, come fulgida dimostrazione di un’attività artistica che un tempo prevaleva sulle altre prerogative e gli utilizzi più concreti dell’argilla.

Diversi i “ricamatori della terracotta” di professione passati dalla fornace, senza dimenticare che qui si sono messi in luce pure architetti, medaglisti e pittori che hanno trovato a Fornaci un punto di incontro esclusivo per dilettarsi e perfezionarsi anche nell’arte della modellazione. Profili di punta nel panorama estetico del Novecento, che, come Franco Lombardi e Arrigo Minerbi hanno avuto l’onore di mettere la firma sui portali del Duomo di Milano.

Le nuove frontiere attrattive della fornace
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Dagli anni “60 la conduzione del centro produttivo ed espositivo è portata avanti dalla famiglia Riva, in particolare da Corrado, con un’impronta che si è rinnovata seguendo le esigenze di tempi nuovi. Oggi il lato artistico della fornace ha infatti assunto una veste inedita, portando la nomea del luogo ad una consacrazione se possibile internazionale. Una consapevolezza di qualità e prestigio data da collaborazioni di rilievo come quella recente con l’artista Judith Hopf per Hand and Foot for Milan, una delle opere più iconiche dell’ambizioso programma ArtLine che ha ripensato la funzione del verde di City Life in una chiave armonica per tutto il quartiere di ultimissima generazione milanese.

Dall’altra parte, i giovani restauri delle pavimentazioni di eccellenze del belpaese quali Palazzo Barberini, Palazzo Corsini, l’Abbazia di Mortara, il Santuario di Santa Maria del Campo o la vicina Basilica di Agliate, rendono merito a una produzione propria che fa leva su una tipicità territoriale di cui la fornace è rimasta praticamente esponente solitaria. Una riconoscibilità che punta forte sulla variante del cotto lombardo con le sue striature bianche, per spezzare l’unità cromatica del cotto classico. Insomma, oggi la Fornace Riva di Briosco si presenta come centro versatile che offre una serie di attrattive che ne fanno oltre che un punto accreditato dove trovare mattonelle e pianelle per riscattare superfici senz’anima, anche un’officina con una selezione di oggetti, vasi, sculture e riproduzioni di illustri opere del passato con il marchio della casa. Un ventaglio di proposte completato dalla duratura collaborazione con l’associazione Museo in Tasca, che mette sul tavolo interessanti visite immersive, con tanto di laboratori esperienziali, per gruppi e scolaresche sulla storia e la lavorazione di una sostanza piena di segreti: quasi un paradosso, per una materia che come l’uomo, nasce dalla terra. 

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