Una perla rinascimentale incastonata nella Valtellina, con vista sulle alture orobiche.
Visitabile anche in modalità virtuale, Palazzo Besta a Teglio rappresenta indubbiamente uno degli esempi più sgargianti di dimora signorile lombarda cinquecentesca. Il suo incantevole fascino è frutto tanto del suo buono stato di conservazione delle parti interne e degli esterni, quanto della sua ottima posizione panoramica, su di un pianoro che offre uno sguardo privilegiato sulla valle circostante.
Un punto insomma strategico, individuato dalla nobile famiglia dei Besta per insediarvi la propria dimora. L’edificio, risalente alla fine del ‘400, è decorato al suo interno con scene di soggetto storico, biblico e mitologico. Il palazzo rimase proprietà dei Besta fino al 1726, quando venne rilevato dal console di giustizia Giuseppe Morelli, che ne apportò alcune modifiche interne, quali l’aggiunta di nuovi ambienti adibiti a soggiorni.
In seguito passò a famiglie di contadine che ne fecero un’abitazione, affiancata da una stalla e da un fienile. Scivolato in uno stato di lento degrado, lo stato ne riprese le sorti all’inizio del ‘900 e lo riaprì restaurato nel 1927, consentendone così la visita, in tutto il suo splendore. Il palazzo, impostato su tre piani fuori terra, si sviluppa attorno ad un porticato su due ordini di logge.
Al suo interno sono conservate alcune testimonianze affrescate uniche: su tutte merita la conoscenza una versione della creazione del mondo vegetale, a cui è affiancata una grande mappa che rappresenta il nuovo mondo. Una mappa straordinaria, che corrisponde perfettamente ai disegni del cartografo tedesco Caspar Vopell, racchiusa in una cornice a forma di mantello.
E non è l’unica rarità conservata, nel sito sono infatti custodite alcune steli dell’età del Bronzo rinvenute dal 1940. Il palazzo, oggi tutelato dal piano di coordinamento della sua valorizzazione, guidato dal Polo Museale Regionale della Lombardia, rappresenta quindi un piccolo pozzo di testimonianze che vanno dall’età preistorica all’età moderna, e che ne fanno un fiore all’occhiello della Valtellina e di Sondrio.