È “made in Brianza” il primo murales dedicato alle vittime del Coronavirus.
Un ricordo impresso del momento che stiamo attraversando, che non ha risparmiato nessun angolo della Terra. A farsi carico di quest’opera ricordo è stato Martino Marella, desiano, in rappresentanza tra l’altro di una delle aree più colpite dal virus, che ha sfruttato i 30 metri del muretto esterno della sua abitazione, a pochi passi dalla stazione ferroviaria.
Che cosa rappresenta il murales? 17 edifici simbolo di altrettante grandi città del mondo, Hong-kong, Singapore, Kuala Lampur, Sidney, Tokio, Pechino, Dubai, Il Cairo, Palmira, Rio de Janeiro, New York, Gerusalemme, Parigi, Londra, Amsterdam, Mosca, e, infine, Desio. A testimonianza di una realtà drammatica che non ha guardato in faccia colore della pelle, etnia o religione.
L’immagine degli edifici iconici delle grandi città del globo, riprodotti in bianco su sfondo nero senza nessuna presenza umana, è l’emblema più puro di un dramma che oltre a colpire gli affetti, ha stravolto le nostre abitudini che pensavamo inossidabili. “Questo lavoro vuole essere una dedica a quanti stanno lottando con tutte le loro forze contro il nemico invisibile, e a quanti non ce l’hanno fatta, anche tra la cerchia degli amici più conosciuti, penso al giornalista Massimo Tremolada – ha rimarcato Marella durante l’inaugurazione di sabato 9 maggio – non sono rappresentate tutte le città maggiori, è normale, penso alla Sagrada Famiglia di Barcellona, ma avevo 30 metri di spazio a disposizione”.
L’assessore ai rapporti con i quartieri, Giorgio Gerosa, ha voluto invece evidenziare l’importanza in questa fase, del riservare qualcosa agli altri attraverso l’arte, e di non rintanarci in noi stessi, come anche di rinforzare le relazioni pubbliche, esercizio naturale fino a due mesi fa.
“Mi piace pensare che anche in questo momento ci sia qualcuno che ha voluto fare qualcosa per gli altri – il commento del critico d’arte Alberto Moioli – ho avuto il piacere di vedere questo lavoro prodotto “in negativo” (edifici simbolico in bianco su sfondo nero) work in progress, e pensavo l’idea si limitasse all’Italia, ma alla fine siamo andati ben oltre. Noto con piacere che sono rappresentate anche città che non ci sono praticamente più, come la roccaforte cattolica Palmira, la Sposa del Deserto, percui è un tributo davvero di respiro importante”.
In occasione dell’inaugurazione l’artefice dell’omaggio non ha fatto mancare la sua personalissima firma all’opera d’arte di strada, con dedica alle vittime del nemico invisibile.