Ultime settimane per apprezzare dal vivo il ritorno di Luigi Erba alla Galleria Melesi in centro Lecco.
Fino al 12 giugno si può infatti giudicare il lavoro che ha visto impegnato uno dei più riflessivi interpreti dello scatto, in una modalità nuova, nella mostra Never Alone (riferimento alla sua fotografia che non è mai sola, ma “dagli anni “80 si è frammentata”) inaugurata a febbraio e rimasta visitabile poco prima di richiudere, per i motivi che sappiamo. Lui che ha sempre mostrato una predilezione particolare per l’analogico e le immagini in bianco e nero.
Non si tratta comunque di una conversione totale, per quello che è un esercizio che presuppone una manualità inedita, visto che le foto, per la gran parte realizzate negli anni “10, sono state scattate con un cellulare, che suggerisce una grande immediatezza nel gesto. E di fatto questo si è tradotto in un doppio compito. Cioè oltre alla fotografia in sè, lavorare sulla post produzione per ottenere l’effetto molto originale che percepiamo, di immagini incredibilmente tridimensionali. Per dimostrare di non aver tradito lo stile maturato in decenni di mostre, non mancano in galleria alcune proposte in bianco e nero prodotte in analogico, un marchio di fabbrica inossidabile di Erba.
Per il resto possiamo dire, in questa occasione, non essere cambiata la filosofia guida del suo metodo, a cominciare dall’assenza di riferimenti topografici precisi. Il suo intento infatti è suggerire uno spunto di riflessione attraverso le potenzialità dell’immagine, che propone analogie, richiami e suggestioni. Insomma, non c’è una restituzione della realtà pura, ma vi si può trovare una profondità che ne costituisce l’essenza propria, e che è un tratto distintivo fin dai suoi lavori giovanili.
Elemento identificativo dello stile, anche in questa mostra, visibile ancora di più per le possibilità dello strumento, è il ricorrente gioco di luci e ombre che crea una composizione di grande impatto visivo.