È stata una prima volta di grande emozione, giovedì 28 maggio, per la famiglia di Carla Maria Maggi, entrare in Villa Borromeo d’Adda ad Arcore, per celebrare “l’artista ritrovata”, ricordata per il talento nascosto sotto i costumi e la morale borghese della Milano degli anni “30 e “40.
Ad omaggiare una carriera breve quanto fulgida di capolavori riconosciuti dalla critica – che mostrano una forte personalità dell’autrice, seppure condizionata dal contesto famigliare – c’erano in occasione dell’inaugurazione le autorità arcoresi, l’assessore alla Cultura di Arcore Paola Palma, e il sindaco Rosalba Colombo. Tra gli organizzatori, l’associazione Heart, che tramite la critica Simona Bartolena ha permesso la realizzazione di questo importante evento.
A completare il parterre dei relatori, Claudia Pensotti, la nuora di Vittorio Mosca, figlio della Maggi, ha presentato la sua dura “battaglia” per la (ri)considerazione delle artiste donne, che combatte a capo dell’associazione degli Amici del NMWA (National Museum of Women in the Arts). Una leadership motivata dalla storia personale, per cui solo la brillantezza di Vittorio, insieme alle sue possibilità economiche, hanno permesso alla Maggi di tornare a prendersi la scena che meritava.
Per questa rinascita va attribuita inoltre una menzione speciale a Simona Bartolena, curatrice della mostra e al tavolo dei relatori per presentare una rassegna, che non ha fatto mancare sorprese in fase di preparazione. Prova ne è la recentissima scoperta di un inedito proveniente da una galleria d’arte veneta, e in visione nel percorso espositivo. Il percorso è allestito nel piano ammezzato della villa recentemente restaurata, una cornice d’eccezione che conferisce ulteriore smalto alla produzione dell’artista.
Qui c’è quasi tutto il materiale conosciuto su di lei, esclusi pochissimi quadri; sul sommerso, invece, la stessa famiglia rivela come la generosità di Carla Maria possa averla indotta a regalare quadri a conoscenti. Una mostra che percorre perciò tutti gli ambiti affrontati dalla pittrice, in un arco di tempo che va da metà anni “30 al 1940. L’anno che segna il suo distacco da un mondo con cui ha rescisso completamente, per una scelta indubbiamente più imposta che realmente voluta, e l’anno in cui la Maggi inizia a firmarsi anche con il cognome del marito, segno della sua prossima separazione da quel mondo.
Ci sono i ritratti, le nature morte – uno dei pochi temi da poter affrontare per lei senza timori legati alle convenzioni della morale borghese –, i nudi provocatori delle ballerine della scala, realizzati nell’atelier del collaboratore della Scala Giuseppe Palanti, e i bozzetti. E non manca qualche sortita fuori dal coro, come il sorprendente Lo Sguardo di Judith, opera difficilmente collocabile nei macrotemi e dall’incredibile carica moderna, o Donna in blu, dove il tradizionale pensiero e la riflessione intima della protagonista, in questo caso lasciano spazio ad una maggiore descrizione dell’ambiente interno della scena.

L’aspetto più sorprendente risulta forse la varietà di stili di riferimento che sembrano trasmettere le tele, dall’impressionismo alla lezione macchiaiola, fino all’influsso dell’Art Dèco di cui pare profumare La Sigaretta. Per l’omaggio a tutto tondo all’artista ritrovata si è spesa parecchio Simona Bartolena in questi mesi, dopo aver curato nel 2007 un libro, commissionatole dalla famiglia, che ne ha rivalutato l’estro e ridefinito la dimensione più consona nel panorama dell’arte moderna. Con i dovuti paragoni, un’Artemisia Gentileschi dei tempi recenti.
Info
Carla Maria Maggi. L’artista ritrovata
Villa Borromeo d’Adda – Arcore, Largo Vela 1
dal 30 maggio al 26 luglio 2020 (solo su prenotazione)
sabato e domenica, dalle 14.30 alle 17.30 (ultimo ingresso).
apertura straordinaria martedì 2 giugno sempre dalle 14.30 alle 17.30.
prenotazioni online dal 22 maggio su www.villeaperte.info/
L’accesso sarà consentito a un massimo di dieci persone per volta per garantire il rispetto delle norme di distanziamento e di sicurezza.