La leggerezza, quella che solo le menti più sensibili riescono a profondere, ritorna come costante delle “invenzioni fotografiche” di Maurizio Gabbana anche nella sua mostra milanese post lockdown, Dynamiche Infinite, apprezzabile fino al 6 settembre negli ambienti della Triennale.
La leggerezza non è però sola, ma mescolata con altri elementi, quali la molteplicità, ottenuta attraverso il ricorso a sovrapposizioni, rotazioni e rovesciamenti. Tutte modalità di intervento particolarmente incisive sull’immagine realizzata, che danno un’idea di fotografia tra le più originali nel panorama attuale italiano.
Dietro alla rappresentazione degli scorci sovrapposti di architetture “solitarie” dalle città del mondo (da Pescara a Mosca e NewYork), come di una Milano nota quanto deserta, dalla Galleria Vittorio Emanuele al Duomo, Gabbana inserisce un significato molto più profondo ma di agevole comprensione.

Il suo è un invito infatti a guardare oltre all’essenza semplice delle cose, alla prima apparenza e impressione. Una riflessione sull’importanza di entrare nella complessità della realtà per evitare inganni. Un processo attento che trova il suo corrispettivo fotografico nella scomposizione e nell’analisi dei singoli episodi, che poi l’autore ricompone interiormente tramite un’azione cognitiva, dando forma a prospettive inedite di luoghi molto spesso ben conosciuti.
Ma come nascono allora questi scatti spettrali, se non c’è una connessione con il tempo del lockdown? Semplicemente dalla naturale inclinazione dell’autore, rigorosamente autodidatta, nel conoscere nel profondo non solo le numerose città che visita, ma anche le loro persone. Le sue fonti ispiratrici provengono dall’arte, da Leonardo e Caravaggio per quanti riguarda lo studio della luce, passando per Segantini, da cui mutua i suoi caratteristici bagliori, fino al futurismo e alla sua propensione al dinamismo, di cui trasudano le fotonarrazioni di Gabbana.
Si noti come in questo suo decostruire e riassemblare la realtà, non vi sia alcun intervento di post-produzione, ma il risultato sia sempre frutto di semplici ed efficaci accorgimenti in fase di realizzazione, dove il multiscatto sembra essere l’operazione prediletta. Una scelta consapevole dettata dalla volontà di mantenere la naturalità del presente.
La sua produzione fotografica è sostenuta da una concezione con chiari influssi metafisici, che punta ad indagare il ruolo dell’artista, quello di raccontare la bellezza dell’uomo nel mondo. Intento magnificamente tradotto in questa carrellata fotografica sorretta da una grande profondità di pensiero.