Riuscire a catturare l’essenza profonda delle persone, quel segno personale che distingue in maniera precisa l’identità intima di ciascuno di noi, non è compito semplice.
Ecco l’abilità speciale che Linda De Luca, limbiatese classe “63, una passione datata e viscerale per il rullino, è in grado di concretizzare nei suoi scatti dinamici. Rappresentazioni “attraversate” da aloni che sembrano fuoriuscire dall’anima dei soggetti come tracce dense di vita interiore. Nel tempo si è andato perfezionando anche il metodo di resa, ma il meccanismo e l’idea di immagine emozionale sono capisaldi rimasti invariati. Con una formazione da istituto d’arte, il suo processo di avvicinamento al mondo dell’obbiettivo può dirsi da subito ben impostato verso questo indirizzo.
Purtroppo alcune sofferenze personali non hanno facilitato la continuità nell’esercizio sistematico dello scatto, ed è solo negli ultimi 7 anni che la passione è rifiorita con un certo vigore, e con lei le mostre, con Roma e Ravenna scelti tra i centri preferenziali per la sua promozione. Un impegno espositivo che il 19 settembre porta in scena una doppia vernissage, a Villa Verlicchi di Ravenna e allo spazio Sorgente ad Oreno di Vimercate, in Quel che resta. Mentre in terra romagnola si può ammirare la produzione totalmente inedita nella collettiva Iotunoi, a Vimercate si svelano in una personale “riservata” sia fotoimpressioni note che novità, quasi tutte griffate dal marchio della casa.
“La resa dinamica è un tratto peculiare che mi porto dietro già da quando l’analogico era la tipologia fotografica dominante – spiega l’artista – i soggetti prediletti sono spesso figli di amici che mi piace definire “numeri dispari”. Si tratta di figure che non spiccano per forza per una bellezza classica, ma in loro cerco di tirare fuori piuttosto l’espressività. Accanto a questi ci sono poi gli autoritratti, anche in nudo. La modalità di esecuzione prevede sempre un’esposizione prolungata, in alternativa sono io stessa che muovo la macchina fotografica conferendo al soggetto l’effetto mosso. L’idea è quella di recepire la traccia che ogni persona lascia dietro di sè. Per questo mi affascina ancora di più il nudo, perchè, privo di ogni attributo, esprime tutta l’essenza della persona”.
Tra i soggetti in esposizione, non manca chi come lei ha sofferto per la malattia, ma purtroppo non ce l’ha fatta. Testimonianza di una fotografia che immortala in primis chi è nella vita vicino a lei, forse anche per riuscire a coglierne meglio l’essenza, in virtù di una conoscenza maggiore della protagonista. E al contrario di quanto si possa immaginare, invece, la tecnica di azione non prevede una grande manipolazione post-foto, e queste scie intime conferiscono alle composizioni un’aurea da veri quadri d’autore, elaborate creazioni mistiche che chiamare foto diventa quasi riduttivo.
