Non si vede la sua luce, ma con un pò di fantasia la si può accendere e immaginare. Quello che la Galleria Fumagalli ha inaugurato il 2 ottobre negli ambienti di via Cavalieri a Milano, Cat Doucet Drawings, è un omaggio involontario a Keith Sonnier (1941-2020) e ad una carriera “meno luminosa” rispetto a quanto avrebbe potuto effettivamente splendere.
Certificato da partecipazioni di richiamo internazionale, il suo estro è inseribile nell’alveo di nomi del post-minimalismo statunitense del calibro di Heva Hesse, Bruce Nauman o Dan Flavin. Omaggio involontario, abbiamo detto, perchè la mostra ha mosso i suoi primi passi organizzativi in estate con l’artista ancora vivente, venuto poi a mancare il 18 luglio scorso. Ne consegue un’atmosfera particolare e dal profumo celebrativo. La sua figura si lega alla Louisiana, alle insegne luminose dei locali di New Orleans, dove è nato e cresciuto. Dopo una parentesi iniziale votata all’arte povera attraverso l’impiego di materiali di recupero non tradizionali, dal 1968 Keith si converte all’effetto luminoso, a cui resta devoto praticamente tutta la vita.
Anche lui viene travolto infatti da quella generazione di artisti in qualche misura eversivi, che amano sperimentare in questi anni materiali industriali quali feltro, lattice, fibre di vetro, plastica, lampadine a incandescenza. Inizialmente forme e colori sono semplici e ristretti a una gamma che contempla blu e rosso; in seguito il ventaglio si arricchisce e le composizioni dal neon degli esordi, diventano sempre più ricche e cromaticamente interessanti, ma – questo vale per tutta la sua produzione – raramente si riesce a individuarne dei veri soggetti, al massimo qualche silhouette o profilo stilizzato.
L’astrattismo la fa insomma da padrone praticamente sempre. Con qualche caso particolare, proprio come la serie in esposizione Cat Doucet, realizzata nel 1995-96 e ispirata all’omonimo sceriffo e politico della Parrocchia di Saint Landry in Louisiana, e alla sua campagna di rielezione a sceriffo del 1952, nella quale – ricorda il padre di Keith – attraversò tutta la contea a bordo di una station wagon con 4 altoparlanti montati sul tetto insieme alla grande figura ritagliata di un gatto nero, ispirata ai tratti di un cartone animato. Da qui la mostra dedicata, un pò inusuale per il tipo di eventi dedicati a Sonnier, dal momento che non mette a fuoco i suoi spettacolari prodotti fluorescenti, esibendone invece i disegni preparatori, il dietro le quinte forse anche più complesso dell’opera stessa, che ci rivela anche qualche dettaglio inaspettato, come un leggero rilievo che tradisce una terza dimensione dei bozzetti, riflessi nel vetro satinato del prodotto finito. Disegni che spiccano in qualche caso anche per l’imponenza dei formati, e, tratto distintivo delle sue composizioni, per l’abbondanza delle linee curve e sinuose.
È quindi riprodotto tutto il suo mondo in un gruzzolo di disegni preparatori che sono altamente evocativi delle sue creazioni. Ed è un modo anche questo di celebrarlo, dopo la sua prima apparizione in galleria nel 2018 con l’antologica Light Works, 1968 to 2017, e visto che per ricordarlo esibirsi nel belpaese bisogna tornare indietro di tre decadi. Ma i numeri che lo raccontano parlano di un esponente di tutto rispetto del post-minimalismo, con oltre 130 mostre personali all’attivo, e un lascito importante sia di opere da fruizione temporanea, che di site-specific di concezione lunare, come la strabiliante opera luminosa per la chiesa di San Francesco a Steyr-Resthof in Austria del 2002, in cui scultura, architettura e paesaggio, concertano a meraviglia. Di rilievo le sue ultime mostre, Keith Sonnier: Dis-Play ll al DIA/Dan Flavin Insitute a Bridgehampton (2018), Keith Sonnier, Until Today al Parrish Art Museum di Water Mill, New York (2018) trasferita al New Orleans Museum of Art (2019), e Keith Sonnier: Catching the light: sending and receiving al Kunstmuseum St. Gallen (2019).
Info
Keith Sonnier. Cat Doucet Drawings
2 ottobre-18 dicembre
Lunedì-venerdì, ore 13-19
Via Cavalieri 6 – Milano