Un sottile gioco di prospettive e angolazioni sorprendenti, getta una luce diversa, per certi versi inedita, sulla Berlino della riunificazione e sui suoi simboli architettonici sorti negli ultimi anni. Il progetto dall’anima futuristica è confluito nella mostra Linea nelle linee di Antonella Bozzini (1967) e a cura di Andréa Romeiro, inaugurata il 7 ottobre all’Interface Hub/Art del quartiere milanese Vigentino e inserita nel Milano Photofestival 2020.
L’idea è nata due anni fa come omaggio alla città-stato tedesca in avvicinamento al 30° anniversario della Caduta del Muro. Visto il senso dell’iniziativa, la scelta dello shooting urbano della fotografa è ricaduta quasi interamente sul simbolo della nuova Berlino riunita. Lei che è da sempre molto attenta all’esplorazione delle tipologie edilizie nello spazio urbano e all’integrazione degli aspetti architettonico, sociale, storico e culturale delle sue immersioni fotografiche.
Il focus degli scatti è quindi, verrebbe da dire “per forza”, incentrato sulle novità edilizie del quartiere Tiergarten, che trovandosi fra il vecchio centro e il nuovo ovest, dagli anni “90 è divenuto crocevia di passaggio fondamentale, e sorge a due passi dal cuore politico invece del Reichstag. È qui che è stata “cancellata”, non però dalla memoria storica, la linea divisoria – qui anche un possibile rimando al titolo della mostra – fra le due ex repubbliche. Passava precisamente da Postdamer Platz, progettata da Renzo Piano nella seconda metà degli anni “90 e oggi ricostruita con una vocazione residenziale. Una scelta che, chissà, forse ha guardato anche alla volontà di riscatto e di ritorno alla vita di una zona che per decenni praticamente si può dire non aver vissuto, o di averlo fatto male.
Anche per questa ragione, negli ultimi tre decenni questo spazio è stato ridisegnato in molte sue aree con un’idea diffusa di rilancio: trasformazioni urbanistiche che oggi ne fanno il quartiere berlinese dalla concezione indubbiamente più moderna. Senza soluzione di continuità si passa così a contemplare, in un trionfo scenografico di incroci magistrali di linee e forme, quelle dei profili dei palazzi e dei monumenti chiave, in sequenza ravvicinata, i grattacieli di Postdamer Platz, la Friedrich Strasse Station, il Paul Lobe Haus, il Futurium (museo del futuro), il Bundeskanzleramt (Palazzo della Cancelleria Federale) e il Memoriale per gli Ebrei.
Solo per citare alcuni dei simboli della “nuova” Berlino e della sua anima più avveniristica, inquadrati attraverso scorci glaciali, come lo è Berlino – questo da sempre – nell’immaginario comune, e che non lasciano certo spazio ad atmosfere poetiche: qui al massimo ci si può imbattere nelle acque scure e fredde del fiume la Sprea, o in un maestoso parco verde come l’omonimo Tiergarten, il resto sono linee architettoniche seriose, intransigenti, spesso monumentali, accentuate dall’uso massiccio del vetro e del cemento armato. Impressioni favorite in qualche modo anche dal ricorso alla cera opaca, che ammanta la superficie dei quadri dandone un effetto monitor molto insolito e interessante.
Alla fine ne esce un quadro di Berlino assolutamente lusinghiero: quello di una città icona della scena urbanistica-architettonica nel panorama europeo, che ha saputo trasformarsi ma senza eccessi, e riallacciandosi alla sua storia, in modo intelligente, democratico e sostenibile.

Info
Linea nelle linee – Antonella Bozzini
7 ottobre-7 gennaio 2021
Lunedì-venerdì, 8-20; sabato e domenica su appuntamento