Pittura e video uniti da un messaggio critico sempre schietto e trasparente, verso la società e i suoi eterni vizi. Così Alessandro Di Vicino, in arte Gaudio, da anni elude la forma visiva della terza dimensione, per ricrearla in una modalità che anche a prima vista appare tutta sua, senza modelli di riferimento. L’occasione di confrontarci con lui è la personale, che dal 12 dicembre (fino al 30 gennaio 2021) vedrà la sua personalissima idea artistica intrisa di elementi fortemente innovativi, formali e contenutistici, fare tappa alla Villa Contemporanea di Monza, dando l’opportunità di gustare l’ultimo capitolo della sua ricerca sociale, sempre attenta alle contraddizioni del nostro tempo.
Classe 1985, di Napoli e attivo a Milano, Gaudio dal 2014 ha imboccato con decisione la via dei dipinti plurimediatici (MDF), connotandoli con un marchio distintivo: il video impiegato in modo sapiente – spesso (ma non solo) per rendere la dimensione temporale, in altre occasioni in sostituzione di parti del corpo – che oggi è inconfondibilmente solo e soltanto suo. L’effetto che passa attraverso questo intrigante connubio di mezzi, è quello di una narrazione estremamente attenta e sensibile del quotidiano, grazie ad un medium che per quanto originale, nell’insieme della composizione viene quasi normalizzato, anche per via di uno stile dall’impatto mai esagerato, che strizza l’occhio al mondo dei graffiti, dove affondano le sue radici, e al fumetto. E il ricorso ad una gamma cromatica spesso limitata al bianco e nero, con pochi e leggeri tocchi di colore, rivela queste sue ispirazioni di fondo. Particolarmente calzante per spiegare la sua visione sempre lucida sul nostro tempo ci sembra essere la serie Beautiful Mind – l’idea (r)esistente, realizzata site specific nel 2019 per la mostra alla Floris Art Gallery di Milano.

“Quello che ho cercato di portare con questi lavori è trasmettere un messaggio chiaro sull’effetto delle potenziali azioni presenti nella nostra testa di segno positivo, per combattere atteggiamenti e comportamenti che stanno incidendo invece negativamente e in modo devastante sul mondo – racconta Alessandro – quindi è riprodotta per esempio una pianta nel volto trasformato in monitor di uno dei soggetti protagonisti, a simboleggiare la necessità di salvaguardare il patrimonio vegetale, a fronte dell’incessante piaga del disboscamento. La stessa operazione l’ho riproposta di seguito su altri argomenti, bene o male di portata globale”. Il focus su eventi politici e sociali è insomma il cardine della meditazione di Gaudio da qualche anno, lui che prima di passare a questo tipo di ricerca si è mosso inizialmente sull’analisi degli uomini androidi e gli spazi cibernetici in cui ormai ci muoviamo come fossero reali, e che determinano figure ibride, apprezzabili nel ciclo Organic and bionic. Post human society (iniziato nel 2015).
Ma come detto, oggi sono i cataclismi sociali a catturare la sua attenzione, come gli effetti della Caduta del Muro di Berlino, a 30 anni di distanza. “Nel 2018 sono stato a Berlino e al netto dell’onda turistica ho percepito tutta l’atmosfera dello scenario palpabile qualche decennio prima. Così ho dato vita ad una collezione in cui ho riprodotto parti di muro. In ogni composizione mancava un mattone, su cui ho riportato concetti affini all’odio che ne hanno di fatto condotto all’edificazione, contrapposti, negli spazi mancanti, ad altri concetti di speranza, valori che hanno trovato sostanza nell’abbattimento del muro.

Questo allestimento si ricollega alla prossima mostra di Monza, che è costruita in realtà sulla constatazione del 2020 come anno non ordinario (2020, not an ordinary year è il titolo della serie). Sono sette micromondi, come i 7 giorni della settimana, nei quali figure chiuse dentro ambienti immobili che rievocano la vita da lockdown piena di incertezza sul futuro, osservano lo scorrere inesorabile del tempo, oggettivato dal trasformarsi del cielo in continuo mutamento grazie al supporto video. Una serie che avevo già iniziato in realtà nel 2019 e che ha anticipato purtroppo il periodo che viviamo. Bene, il settimo giorno ho deciso di identificarlo con un dipinto, ricollegato alla serie del Muro, accompagnato da un mattone che caduto dal muro dell’odio lascia posto alla scritta “rispetto”. Non è un caso che questa realizzazione è praticamente l’unica a portare un pò di colore”.
Accanto a questi lavori ben riconoscibili, i murales però restano un mondo con cui Gaudio ha da tempo un’intesa speciale, anche perchè è lì la sua provenienza artistica, e qui infatti sta lavorando ad una prossima novità. Nel frattempo a Milano sono già diverse le attestazioni di locali interni di nuova concezione, dove si può apprezzare la sua mano, dall’Unico Studios di zona Forlanini, al Kanpai di Porta Venezia, e anche in questo caso, c’è l’elemento video a portare dinamismo e personalità, ad opere tra le più coerenti con l’era veloce e sfuggevole che viviamo.