La comunità desiana riannoda il filo con il cuore del tessuto produttivo della sua storia recente. E lo fa con una brillante operazione di recupero e celebrazione delle abilità manuali locali. A metterla in atto con un esito estetico esilarante, l’artista Daniela Benedini, specializzata nell’antica tecnica già in uso ai tempi dei Romani del Tromp l’Oeil (consistente in un’accentuazione della dilatazione degli spazi, a conferire una marcata profondità alle scene, di genere naturalistico ma non solo), che lei impiega in maniera originale. Da più di 20 anni l’artista lascia il segno dei suoi pennelli su interni ed esterni di ville e palazzi nelle più disparate location del mondo, dalla Scozia all’Egitto, passando per la Francia, e per l’occasione è tornata a lavorare “in casa”.
Ma la committenza desiana ha un sapore del tutto speciale. In particolare, per l’installazione dell’impressionante monumento, il progetto ha sfruttato il muro dell’ex fontana di Piazza Santa Maria, su cui è stata montata una struttura in acciaio inox, quindi dei pannelli in legno, dove poi l’artista è andata a lavorare, dipingendo. L’opera dalla forte impronta simbolica e rievocativa, è stata inaugurata sabato 29 maggio alla presenza di una folla nutrita di curiosi partecipanti, autorità cittadine comprese (il sindaco Roberto Corti, il vicesindaco Jennifer Moro e l’assessore alla Cultura Giorgio Gerosa), in luogo del muro dell’ex fontana di Piazza Santa Maria, accanto alla Basilica dei Santi Siro e Materno, uno degli edifici simbolo della città brianzola, per cui Daniela nel 2009 aveva realizzato, sempre con la tecnica che padroneggia con qualità comprovate a livello internazionale, il Velo Damascato, il pregevole sfondo della Crocifissione custodita nella monumentale chiesa centrale.
Il suo grazie in questo caso ha voluto essere doppio, e rivolto in prim’ordine alla storia delle tessiture desiane, che tra Otto e Novecento hanno vissuto il loro momento di massimo splendore, specie con la indimenticata Egidio e Pio Gavazzi, di cui vi è ancora traccia nella Casa Natale di Pio XI, prima di essere dimora del futuro pontefice, adibita a centro tessile, oltre che, in stato però di grande fatiscenza, nella tettoia del grande ex stabilimento di via Carducci, su cui c’è un piano dell’amministrazione per la trasformazione. Un punto di appoggio importante anche per l’occupazione; e in generale al ruolo da sempre cruciale delle donne, sia quelle delle filande, ma anche quelle di tutto il mondo, sempre concentrate sui propri obiettivi.
Un’opera dotata di un valore aggiunto evidente, perchè dedicata a tutto il genere femminile, come sottolineato dall’artista durante l’inaugurazione. La performance di danza di Cristina Bucci, ex danzatrice della Scala, ha sottolineato con la leggiadria dei passi una volta di più, il destinatario femminile della dedica speciale a cielo aperto, ribadita con la presentazione al pubblico di Fernanda, ex lavoratrice della filanda Gavazzi. “Con questa grande composizione sul fronte in tessuto a punto-croce, formata da 1008 tasselli di filo colorato, l’idea è stata di omaggiare simbolicamente nella figura di una donna tessitrice, di cui non si vede volutamente il volto, tutte le donne che quotidianamente s’impegnano in quello che fanno. Vi si possono rivedere le gradazioni della pelle degli uomini di tutto il mondo”. Sul retro si può apprezzare l’altro sforzo decorativo profuso da Daniela con l’aiuto di Dario Cresseri – come lei, affermato interprete della tecnica, che spesso l’affianca nei suoi interventi – con l’uso vivace degli acrilici a impreziosire attraverso l’euforia cromatica i capelli della donna.
Il risultato è che è difficile non soffermarsi almeno un istante a contemplare il capolavoro che ha tolto dall’anonimato la piazza, e la profondità davvero insolita del “volto universale”, ottenuta sulla trama del tessuto, peraltro in un punto nevralgico della città, in connessione ideale fra l’area culturale di via Lampugnani e l’asse commerciale di via Garibaldi. Non a caso si tratta di un progetto, che partito dalla mente del compianto Rinaldo Rech, che sulle radici storiche di Desio ha speso due pubblicazioni, è stato studiato a lungo e in condivisione con l’amministrazione comunale, che ha sposato l’idea di “riannodare il filo”, è il caso di dire, con il passato recente della realtà brianzola a forte vocazione industriale.
E sulla spalla della possente struttura che riempie di senso quest’area laterale della basilica, è impressa una sequenza poetica di Fabiana Scaramella che completa armoniosamente il monumento: “Guardami punto dopo punto. Ecco il mio volto da tessitrice, di donna che lavora e sogna. Ascoltami: ho tante cose da raccontare che nessuno sa”. Con l’operazione completata, Desio si riappropria così di un pezzo importante del suo passato e di un punto di riflessione fondamentale per non scordarsi mai da dove proviene.
