Una codifica facciale fantasiosa, legata ad una tecnica senza precedenti né modelli, è il binomio che al primo sguardo pervade il mondo pittorico deformato, più che surreale, di Laura Balasini. In effetti l’avventuroso trascorso dell’artista vimercatese (1971) sembra fugare ogni altra lettura della sua opera, così istintuale ed emozionale. Non a caso l’incessante viaggiare l’ha impegnata per due decadi in un’entusiasmante e a tratti estenuante attività di truccatrice, a cui si è dedicata soprattutto nel dietro le quinte della moda e del cinema.
È questo lo sfondo invisibile su cui si staglia la sua arte, tanto immaginaria quanto reale per la fonte ispiratrice a cui attinge, forse inconsciamente, a rimarcare gli incontri ravvicinati intercorsi con figure internazionali anche di primissimo piano, dal principe Alberto di Monaco ad Oliviero Toscani. Occasioni inestimabili per sperimentare le lavorazioni visuali che ha iniziato ad esporre, in parallelo all’impegno di truccatrice, dai primi anni Duemila. Il lavoro profuso a diretto contatto con il corpo di personaggi rinomati, per spot pubblicitari televisivi, ma anche per le riprese di film dal comprovato successo – per citare un esempio, si è occupata del trucco del cast di una delle pietre miliari delle pellicole di fantascienza in Italia come Nirvana di Gabriele Salvatores (1997) – e manifestazioni di visibilità planetaria quali il Festival Internazionale del Circo di Montecarlo e il Circ du Soleil, dirompe oggi nella composizione di presunti volti già visualizzati ma forse dimenticati dal chiaro sapore astratto.

Inevitabilmente centrale ai fini del risultato ottico straniante di queste originalissime elaborazioni appare la tecnica, nel tempo variata e sviluppata secondo una maggiore consistenza. Così dal bitume liquido su tela la formula iniziale è andata strutturandosi, attestandosi sull’uso della vernice bituminosa su carta, mescolata ad altri materiali che donano un gradevole rilievo ai lavori. Elementi dal carattere affettivo, perchè legati alla fervente attività di truccatrice lasciata da Laura, svariano dagli smalti ai glitter, rimasti nella sua anima, per composizioni dai formati variabili, non per forza vincolati all’esigenza estetica della cornice. Trame di linee nere senza motivi ben decifrabili generano percui spazi in alcuni casi riempiti con tinte dalla forza leggera e pulita dell’acquarello, in contrasto con gli interventi dominati invece dalla linea più “sporca” del pastello ad olio. Altre vie meno impegnate e più giocose, ma non meno caratterizzanti includono tra gli altri il ricorso alla pasta di piombo. Nell’ultimo periodo si intravedono anche pertugi di un figurativismo più marcato, con fiori e volti – che rappresentano la massima parte della sua produzione minimalista – dai tratti ora meglio definiti.
Una vena inesauribile che si è espressa in mostre collettive organizzate tra gli altri dal MUST di Vimercate, da Spazio Heart e dalla Galleria Cortina di Milano, e in boutique commerciali della Brianza che sfoggiano l’idea di Laura, ma le sue trame oniriche sono finite anche in angoli davvero esclusivi, come i libretti in edizioni ultralimitate della raffinata casa editrice osnaghese Pulcinoelefante di Alberto Casiraghy, mentre tramite il CPS di Vimercate ha partecipato al concorso Che cos’hai in mente?, centrato sulla realizzazione di volti di persone instabili.
Nell’ultimo periodo l’artista ha eletto quindi la pittura, in precedenza relegata ai ritagli di tempo, suo binario professionale privilegiato, il che gli consente di sfornare nuove serie di soggetti a cui dedicare ancora più cura e attenzione di prima. E anche il 2020, nonostante il difficile momento generale per tutti, ha saputo regalarle qualche soddisfazione e gradita novità: dall’inconsueto impiego della candeggina hanno preso vita rappresentazioni scolorite su fondo nero, che viste a distanza tradiscono l’occhio suggerendo un effetto dorato, pur slavato. Sempre quest’anno complesso l’ha in qualche modo stimolata a cimentarsi con il mezzo fotografico, brillante intuizione tramite cui ora è possibile gustare le stravaganti opere di Laura in immagini di formato contenuto. Grazie a questo esercizio immersivo e di piacere, è come se l’artista facesse scorrere la sua vita in uno specchio che ne deforma le immagini e le traduce in una realtà, la sua, imbrigliata in orditi di linee buffe e tragiche scaturite dal suo istinto visionario.